Music Antonio Zoran
pag 555
Music Zoran Antonio
Gorizia, 12 febbraio 1909 - Venezia, 2005
Referenze: Contini - 30174 Venezia - S. Marco, 2765 - Tel. 041981611 - 041970621 - Fax 041980863.
Archivio: Ida Cadorin - 30123 Venezia - Dorsoduro 866 - bcm.ve@alice.it
Formazione artistica: dal 1930 al ‘35 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, dove ebbe come insegnante
Babic, e quella di Madrid nel 1936.
Pittore: Informale con riferimenti figurativi - Soggetti: paesaggi, donne dalmate, cavalli vicino all’astrattismo.
Tecniche: olio, tempera, acrilico, pastello, tecnica mista. Quotazione: i prezzi possono raggiungere gli € 260.500 -
Orientative le aggiudicazioni di Asta pubblica.
Le sue opere si trovano nei musei di molti Paesi tra i quali il Canada, Germania, Francia, Italia, Jugoslavia, Messico,
Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, USA, e Svizzera.
“Soggiornò a Venezia per la prima volta nel 1943. L’anno dopo fu arrestato dalla Gestapo a Trieste e deportato a Dachau. Nel 1948 sue opere furono esposte alla Biennale di Venezia. Oggi vive e lavora a Venezia, sebbene passi sempre più tempo a Parigi dove ha uno studio dal 1953. Ha tenuto la sua prima mostra retrospettiva nel 1972 al Musée de l’Art Modern de la Ville a Parigi.”
...Un nuova fase della sua pittura si evolse attorno alla rappresentazione dei paesaggi dalmati della sua gioventu. Successivamente, si concentrò soprattutto sull'ambiente circostante, ossia i paesaggi italiani. Fu stilisticamente influenzato dai mosaici e dalle icone bizantine a Venezia. Negli anni cinquanta trascorse un certo periodo a lavorare a Parigi, studiando l'"astrazione lirica" francese, per fare poi ritorno al suo atelier veneziano. Nel 1956 e nel 1960 partecipò nuovamente alla Biennale. Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro grafico, a partire dagli anni sessanta i motivi organici di Mušič divennero sempre più astratti e le sue composizioni abbandonarono i canoni della tridimensionalità. Una nuova serie di opere, databili tra il 1970 e il 1976, intitolata Noi non siamo gli ultimi (in francese: Nous ne sommes pas les derniers), nelle quali l'artista trasformò il terrore e l'inferno della prigionia nel campo di concentramento di Dachau in documenti di una tragedia universale, ebbe enorme successo e fu certamente la più
acclamata dalla critica.Le sue apprezzatissime opere sono conservate nei più importanti musei del mondo, principalmente in Italia, Slovenia, Francia, Germania e Stati Uniti.
Archivio: Ida Cadorin - 30123 Venezia - Dorsoduro 866 - bcm.ve@alice.it
Formazione artistica: dal 1930 al ‘35 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, dove ebbe come insegnante
Babic, e quella di Madrid nel 1936.
Pittore: Informale con riferimenti figurativi - Soggetti: paesaggi, donne dalmate, cavalli vicino all’astrattismo.
Tecniche: olio, tempera, acrilico, pastello, tecnica mista. Quotazione: i prezzi possono raggiungere gli € 260.500 -
Orientative le aggiudicazioni di Asta pubblica.
Le sue opere si trovano nei musei di molti Paesi tra i quali il Canada, Germania, Francia, Italia, Jugoslavia, Messico,
Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, USA, e Svizzera.
“Soggiornò a Venezia per la prima volta nel 1943. L’anno dopo fu arrestato dalla Gestapo a Trieste e deportato a Dachau. Nel 1948 sue opere furono esposte alla Biennale di Venezia. Oggi vive e lavora a Venezia, sebbene passi sempre più tempo a Parigi dove ha uno studio dal 1953. Ha tenuto la sua prima mostra retrospettiva nel 1972 al Musée de l’Art Modern de la Ville a Parigi.”
...Un nuova fase della sua pittura si evolse attorno alla rappresentazione dei paesaggi dalmati della sua gioventu. Successivamente, si concentrò soprattutto sull'ambiente circostante, ossia i paesaggi italiani. Fu stilisticamente influenzato dai mosaici e dalle icone bizantine a Venezia. Negli anni cinquanta trascorse un certo periodo a lavorare a Parigi, studiando l'"astrazione lirica" francese, per fare poi ritorno al suo atelier veneziano. Nel 1956 e nel 1960 partecipò nuovamente alla Biennale. Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro grafico, a partire dagli anni sessanta i motivi organici di Mušič divennero sempre più astratti e le sue composizioni abbandonarono i canoni della tridimensionalità. Una nuova serie di opere, databili tra il 1970 e il 1976, intitolata Noi non siamo gli ultimi (in francese: Nous ne sommes pas les derniers), nelle quali l'artista trasformò il terrore e l'inferno della prigionia nel campo di concentramento di Dachau in documenti di una tragedia universale, ebbe enorme successo e fu certamente la più
acclamata dalla critica.Le sue apprezzatissime opere sono conservate nei più importanti musei del mondo, principalmente in Italia, Slovenia, Francia, Germania e Stati Uniti.