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Artisti allo specchio - Le forme dell’Aurora

di Gianni Guidi.
“Quando scendevano sulla terra, gli dei dell’Olimpo
assumevano per lo più sembianze animali.
Questa la dice lunga sulla stima che avevano per gli umani.”

E.M Cioran.
Quaderni 1952-1957

Penso sia un innato desiderio di solitudine a manifestarsi in quel sottile - credo anche contraddittorio piacere - che avverto nel sentirmi appartato, lontano dalla tirannide del mondo moderno e dal piccolo inferno della vita ordinaria. In questo stato di solitudine preme un’intima e autentica necessità di dare forma alle immagini e alle idee che la mia mente produce. Esse esistono, infatti, non tanto nella zona raziocinante, produttrice di teorie e ideologie, quanto piuttosto nelle eterne norme della bellezza e canoni di armonia, nel mondo degli archetipi e nella tradizione che esprime contenuto, simbologia e stile.
Cioè una tradizione antichissima di analogie e corrispondenze poiché è il nesso tra creatore e creato, punto d’incontro fra tempo ed eternità celati e rivelati nello stesso medesimo istante.
specchio 1















Ogni immagine, ogni idea che realizzo porta con sé necessariamente la sua particolare legge di armonia distante quindi da buona parte del pensiero contemporaneo che vede il “disordine” delle forme artistiche giuste e buone. Ecco allora Le Bilance: simbolo di ordine, equilibrio e misura.
Le Campane: il cui suono unisce la terra al cielo come criterio di armonia. Le Farfalle: spesso considerate simbolo di leggerezza e metamorfosi. I Labirinti: come viaggio iniziatico verso un centro nascosto. L’Occhio Alato: organo della percezione sensibile e intellettuale e metafora del volo iniziatico.
specchio 2

specchio 3
È così che in questi lavori si genera una fascinazione che viene appagata solo quando, in quell’opera che sta prendendo identità si trasferisce fra luce e ombra anche l’astratta e pura entità del valore estetico, in una sua particolare materializzazione.
Solo allora l’opera è terminata, portata in superficie, mi pare, da una profondità di cui non voglio conoscere l’arcano.
Il mio interlocutore ideale è dunque colui che cerca gli oggetti da “eleggere”, per godere di essi in una sorta di epochè, lontana per alcuni istanti dalla frenesia teorizzante della nostra epoca.