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“due minuti di arte” - In due minuti vi racconto la storia di Sandro Botticelli: Maestro del Rinascimento

di Marco Lovisco
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Se pensate al Rinascimento e lo collegate ad un’opera probabilmente vi verrà in mente la Gioconda di Leonardo, il capolavoro più famoso. Ma se vi chiedessero di pensare ad un’opera che esprima più di tutte lo spirito del Rinascimento forse è nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli che trovereste la risposta.
Osservarla significa intraprendere un viaggio in mondi lontani, in un’Arcadia che non è mai stata, se non nei testi dei filosofi antichi, dove gli uomini sono saggi e forti e le donne bellissime e delicate come fiori. È questo lo spirito del Rinascimento, un’eterna primavera che Botticelli è stato in grado di cogliere e rendere immortale.
Vi racconto tutto questo in due minuti (di arte).
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1.
Sandro Botticelli (1445-1510), pittore fiorentino, è stato uno dei grandi interpreti della stagione del Rinascimento italiano. Il cognome “Botticelli” deriva dal nomignolo che fu affibbiato al fratello di Sandro, Giovanni, e he fu poi esteso a tutti i maschi della famiglia.

2. Dal 1464 al 1467 lavorò come apprendista presso la bottega di Filippo Lippi. A quel periodo si possono ricondurre molte delle sue Madonne, uno dei soggetti privilegiati dal giovane Botticelli (es. Madonna col bambino e due angeli, dipinto del 1468). Quello di Botticelli può considerarsi un talento precoce. Già a 26 anni il giovane artista riuscì a mettersi in proprio per aprire una bottega tutta sua.
3. Negli anni Settanta del Quattrocento, Sandro Botticelli si avvicinò ai principi dell’Accademia Neoplatonica, istituzione fondata da Cosimo de’Medici, patriarca della storica famiglia fiorentina. L’Accademia giocò un ruolo chiave nel definire la filosofia rinascimentale, con la riscoperta degli autori del mondo classico, della mitologia greca e di una rinnovata concezione dell’uomo, posto nuovamente al centro dell’universo.
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4.
L’adesione al classicismo permise a Sandro Botticelli di essere ammesso alla corte di Lorenzo il Magnifico che gli commissionò varie opere: la più famosa è L’adorazione dei Magi (dipinto del 1475). Nel dipinto Botticelli ritrasse i membri della famiglia Medici nei panni dei protagonisti dell’opera (era una consuetudine all’epoca inserire il committente nel dipinto). Ciò che non tutti sanno però è che il volto del ragazzo alla destra del dipinto che guarda l’osservatore con aria di sfida pare sia un autoritratto dell’artista.

5. È negli anni Ottanta del Quattrocento che Botticelli dipinse i suoi capolavori più noti: La primavera (1482) e La nascita di Venere (1482-1485). È possibile ammirare entrambe le opere alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
6. A dire il vero la bellissima Venere di Botticelli in realtà non è un esempio di bellezza perfetta: non ha scapole, né ster- no, il busto è troppo lungo e l’ombelico è troppo in alto. Probabilmente, se fosse reale, non sopravvivrebbe a lungo (un po’ come Barbie). Ma chi fa caso a questi dettagli al cospetto di un volto e uno sguardo di incomparabile bellezza?
7. In effetti, ciò che colpisce dei dipinti di Sandro Botticelli è la ricerca continua di una bellezza e di una grazia perfette. Le sue opere sono intrise di un lirismo che rendono i soggetti più simili a creature di un mondo ideale, piuttosto che a rappresentazioni fedeli della realtà.
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8.
Forse non tutti sanno che anche Sandro Botticelli diede il suo contributo nell’affrescare la Cappella Sistina. Nel 1480 fu inviato a Roma da Lorenzo il Magnifico insieme agli artisti Cosimo Rosselli, Domenico Ghirlandaio e Pietro Perugino, come “ambasciatori” dell’arte fiorentina. I quattro avevano il compito di affrescare le pareti della Cappella con dieci scene raffiguranti le Storie della vita di Cristo e di Mosè. Botticelli realizzò tre affreschi che, sebbene siano considerati opere di grande pregio artistico, non vengono annoverati tra i capolavori dell’artista fiorentino.

9. La vita di Sandro Botticelli cambiò bruscamente con la caduta dei Medici e la presa del potere del frate Girolamo Savonarola nel 1494. L’artista mise da parte i soggetti mitologici per dedicarsi all’arte sacra. Pare fu preso da un vero e proprio fervore religioso che, almeno stando a quanto scrisse lo storico dell’arte Giorgio Vasari, lo spinse a bruciare alcune delle sue opere più datate, lanciandole in quei roghi noti come “falò delle vanità” in cui i seguaci di Savonarola bruciavano ciò che ritenevano sacrilego o scabroso.
10. Benché considerato dai fiorentini un artista di riguardo, negli ultimi anni di vita Botticelli cadde in disgrazia. Le sue opere persero valore, surclassate da quelle di Michelangelo e Leonardo, assolutamente innovative e rivoluzionarie per l’epoca. Botticelli morì nel 1510, isolato e in povertà. I suoi capolavori vennero completamente dimenticati per oltre tre secoli, per essere riscoperti solo nell’Ottocento.