Stampa questa pagina

“due minuti di arte” - Un viaggio tra le opere più importanti del Rinascimento in due minuti

di Marco Lovisco
www.dueminutidiarte.com
www.facebook.com/dueminutidiarte
Leonardo da Vinci, Raffaello, Botticelli, Michelangelo… artisti molto diversi tra loro, ma le loro opere, come tutte quelle che appartengono al Rinascimento, hanno delle caratteristiche comuni:
1. L’uso della prospettiva lineare: è nel Rinascimento che in Occidente si afferma definitivamente la prospettiva con un unico punto di fuga, grazie ad artisti come Masaccio, Brunelleschi e Piero della Francesca, che studiarono con attenzione questa tecnica.
2. Attenzione all’uomo: se a livello filosofico e letterario questo si traduceva in una nuova concezione dell’individuo, artefice della propria fortuna, nell’arte questo si tradusse in un’attenzione alla rappresentazione realistica del corpo umano e dei suoi movimenti, prendendo spunto dai modelli dell’arte classica (greca e romana). Opere come il David di Michelangelo o l’Uomo Vitruviano di Leonardo ne sono un esempio.
3. La figura dell’artista: nel Medioevo, a parte qualche eccezione, il confine tra artista e artigiano era piuttosto labile. È solo con il Rinascimento che si affermano i grandi artisti, con uno stile proprio ben definito e opere d’arte riconoscibili già ad un primo sguardo. Come vi accorgerete vedendo le 10 opere che ho selezionato (in ordine cronologico).
rinascimento 1Fatta questa premessa, ecco le 10 opere che ho scelto:
1. Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo, 1455-1460, Palazzo Ducale di Urbino.
Un’opera affascinante e misteriosa, dove è evidente l’attenzione di Piero della Francesca per la prospettiva e la geometria. Questo grande artista del Rina- scimento è stato infatti anche un valente matematico: a lui dobbiamo il manuale di calcolo intitolato Trattato d’abaco, il De prospectiva pingendi e il De quinque corporibus regularibus. La flagellazione di Cristo poi conserva un enigma che ancora non è stato chiarito: chi sono i tre personaggi in primo piano? C’è chi sostiene che l’interpretazione del quadro sia legata alle vicende politiche dell’epoca, ma non vi è alcuna certezza definitiva.
2. Mantegna, Cristo Morto, 1475-1478, Pinacoteca di Brera a Milano.
Anche questa è un’opera del primo Rinascimento, che ne anticipa alcune caratteristiche. Anche in questo caso c’è un uso originale della prospettiva, con il soggetto ripreso da un’angolazione insolita che dà l’impressione allo spettatore di partecipare direttamente alla scena, come se si trovasse ai piedi del Cristo disteso. Oltre che per questo motivo, l’opera è rivoluzionaria perché dà una rappresentazione inedita del Cristo morto che in quest’opera appare come un comune essere umano colpito a morte, come si evince dalle ferite in primo piano. Ben lontana quindi dalle rappresentazioni simboliche del Cristo in epoca medievale.
3. Anonimo, La città ideale, 1480-1490, Galleria Nazionale delle Marche a Urbino.
Se l’opera di Piero della Francesca sembrava misteriosa, questa lo è ancora di più, soprattutto perché non si conosce l’autore. Di sicuro si sa che l’opera è stata realizzata nell’ambiente della corte urbinate di Federico da Montefeltro, frequentata da artisti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini. L’opera è un esempio magistrale dell’uso della prospettiva centrale applicata a un paesaggio, inoltre colpisce per l’assenza di figure umane, come avverrà secoli dopo nelle famose piazze metafisiche di un altro grande artista italiano: Giorgio de Chirico.
4. Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1483-1485, Galleria degli Uffizi a Firenze.
Sicuramente è una delle opere più iconiche del Rinascimento e uno dei capolavori dell’arte mondiale. Ammetto che vederla dal vivo, con i suoi quasi due metri per tre di dimensioni è qualcosa che ti lascia senza fiato. Oltre che per la maestria con cui Botticelli ritrae la nascita di Venere, l’opera colpisce perché sembra condurre il visitatore in un mondo ideale, dove dominano la grazia e l’armonia. Poi, volendo essere pignoli, va detto che la Venere, pur essendo meravigliosa, non ha scapole, né sterno, il busto è troppo lungo e l’ombelico è troppo in alto. Probabilmente, se fosse reale, non sopravvivrebbe a lungo (un po’ come Barbie). Ma chi fa caso a questi dettagli al cospetto di un volto e uno sguardo di incomparabile bellezza?
5. Michelangelo, David, 1501-1504, Gallerie dell’Accademia a Firenze.
Anche questa è un’opera iconica del Rinascimento, anche per il suo significato: il piccolo che sfida il grande, la repubblica che sfida la tirannia. Oggi con tutta probabilità è la scultura più famosa al mondo, ma all’epoca ci fu un’accesa disputa riguardo la sua collocazione, tanto che fu istituito un comitato per discutere la questione. Era guidato da Leonardo che proponeva di porre il David sotto la loggia dei Lanzi, al coperto e protetta; Michelangelo voleva invece che la statua fosse collocata ai piedi di Palazzo Vecchio, dove avrebbe goduto di maggiore visibilità. Oggi l’opera di trova presso le Gallerie dell’Accademia, a Firenze. Ai piedi di Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria è invece possibile ammirare una copia dell’opera.
rinascimento 2









6.
Leonardo da Vinci, Gioconda, 1503-1504, Museo del Louvre a Parigi.
Se il David è la scultura più famosa di sempre, di sicuro questo è il dipinto più conosciuto al mondo. È considerata una delle opere più importanti di sempre per almeno tre motivi: per l’enigmatico sorriso della Monna Lisa; per la posa di tre quarti assolutamente originale per l’epoca, che conferisce dinamicità alla composizione; per la cura del paesaggio sullo sfondo, reso con pennellate delicate e attente. A proposito della Gioconda, voglio sfatare un mito: i francesi non hanno mai rubato quell’opera, la porto con sé lo stesso Leonardo quando lasciò l’Italia per andare a Parigi. Fu invece un italiano a rubare il dipinto nel 1911. Si chiamava Vincenzo Peruggia e commise il crimine per “patriottismo artistico”, come spiegò in tribunale.
7. Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Pinacoteca di Brera a Milano
Il dipinto fu eseguito nel 1504 per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. È la prima opera firmata da Raffaello che scelse di apporre la firma in un luogo particolare: sull’arco che domina l’ingresso del tempo che vediamo sullo sfondo. Nell’opera appare evidente la grande attenzione posta dall’artista alla prospettiva, evidenziata dalla grandezza diversa dei personaggi presenti all’interno del dipinto. Inoltre, è già evidente la ricerca della bellezza ideale, che sarà un tema ricorrente anche nelle opere successive del maestro urbinate.
8. Michelangelo, Volta della Cappella Sistina, 1508-1512, Musei Vaticani a Città del Vaticano.
Si tratta di un’opera monumentale, che a vederla toglie il fiato. Michelangelo realizzò questo ciclo di affreschi dal 1508 al 1512 su incarico del papa Giulio II. L’artista realizzò l’opera a tempo record, se consideriamo che i dipinti coprono una superficie di 500 metri quadri! Il dettaglio più celebre della volta è sicuramente La creazione di Adamo e il dettaglio degli indici alzati e delle braccia protese dei due protagonisti, diventati un’icona che ha travalicato il mondo dell’arte (ricordate i vecchi telefoni Nokia?).
rinascimento 3








9.
Raffaello Sanzio, Stanza della segnatura, 1509-1511, Musei Vaticani a Città del Vaticano.
Anche quest’opera fu commissionata da papa Giulio II. Raffaello aveva solo venticinque anni quando il papa lo convocò per affrescare le sue stanze. L’artista si mostrò all’altezza dell’incarico e decorò le stanze ispirandosi alle quattro facoltà delle università medievali: teologia, filo- sofia, poesia e giurisprudenza. Il risultato? Una delle opere più famose del Rinascimento. Nell’opera Raffaello ha dato ad alcuni sapienti del mondo classico le fattezze dei più grandi artisti del suo tempo: Eraclito (aggiunto in un secondo momento) infatti somiglia moltissimo a Michelangelo, Platone a Leonardo da Vinci e Euclide a Bramante.
10. Tiziano, Amor sacro e Amor profano, 1514, Galleria Borghese a Roma.
È uno dei capolavori del maestro veneto, che colpisce per l’uso sapiente dei colori e l’attenzione maniacale ai piccoli dettagli. Se scrutate il dipinto con attenzione ne troverete parecchi: piccoli racconti nel racconto. L’artista dipinge due donne identiche tra loro per fisionomia ma diverse per abiti ed atteggiamento. Una infatti è quasi nuda (l’Amor profano), l’altra è completamente vestita (l’Amor sacro). Una delle chiavi interpretative dell’opera vede in questa somiglianza/differenza la rappresentazione della dualità dell’amore, al contempo divino e carnale.