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IL PESO DELLA PACE:

UNA RIFLESSIONE PITTORICA
SULL’OPERA DI SILVANA GATTI

A cura di Claudio Roghi

logo roghiCon vero piacere mi dedico a questa riflessione e critica su un’opera così significativa. In questa opera dell’artista Silvana Gatti c’è un’immagine che si fissa nella memoria, una visione di una scena su una spiaggia che richiama il mare e gli sbarchi: un uomo, inginocchiato su una spiaggia deserta, con il peso del mondo sulle spalle, come fosse un fardello da cui liberarsi. Ma non è Atlante, né un titano punito dagli dèi; è solo un essere umano indifeso, con l’unica colpa di essere ridotto a un numero. È una figura moderna anonima, vestito con una maglietta di colore rosso, che simboleggia il sangue versato e che urla sotto il cielo azzurro, inginocchiato sulla sabbia come se pregasse la resa fragile, umana e sofferente. È l’anima collettiva del nostro tempo, in cui l’indifferenza fa più vittime della violenza subita. Sopra di lui, però, non si erge solo il globo terrestre, bensì qualcosa di molto più complesso: un mondo ferito, popolato da guerre, fiamme e minacce, ma anche da un gesto di speranza che si libra in volo con il simbolo di una colomba bianca, immensa, che porta nel becco rami d’ulivo come stelle cadenti. Questa è l’opera che l’artista Silvana Gatti ci consegna, e che si presta a una lettura stratificata, simbolica ed emotivamente vibrante. Un dipinto che potremmo chiamare, con licenza lirica e poetica, in cerca della pace. L’immaginario iconico: una scena sospesa tra mito, spiritualità e contemporaneità che la Gatti costruisce attraverso un’immagine, una mescola di riferimenti iconografici della tradizione cristiana come la colomba della pace, simbolo dello Spirito Santo con archetipi mitologici: il peso del mondo sulle spalle e la postura genuflessa, che rappresentano ormai la realtà odierna. La sensazione diffusa, palpabile, di vivere in un mondo affaticato, lacerato e fragile, dove la pace non è mai un punto di partenza, ma sempre un traguardo da rincorrere. L’opera è ambientata su una spiaggia, un litorale senza tempo, quella spiaggia che per molti è liberazione, ma che spesso diventa un calvario per i più. Mare e cielo si fondono in una calma apparente, quasi beffarda: l’orizzonte è sereno, ma dentro il globo che grava sull’uomo c’è tempesta.
Exif_JPEG_420Focolai di guerre, più profonde e incisive, stermini ed esplosioni, fuochi che si ergono nel cielo dei più deboli, probabilmente guerre non volute dai popoli, ma solo dalla brama di pochi. Un vivo ricordo di una citazione di Eliot: il mondo non finirà con un’esplosione, ma con un lamento lacerante. Eppure, in alto, una colomba si stacca e si eleva: questa è la speranza. Forse rappresenta il desiderio, forse la fede o la volontà degli esseri giusti e puri. Sicuramente, la possibilità della pace non deve essere un miraggio, ma la soluzione. L’artista Silvana Gatti con la sua tecnica dimostra una grande padronanza della tela attraverso il colore e la composizione narrativa, oltre a una netta linea dell’orizzonte tra cielo e mare. Il cielo e il mare, dipinti con toni di azzurro tenue, offrono un fondale di quiete e silenzio, quasi un palcoscenico rarefatto dove si consuma il dramma dell’interiorità e la speranza dell’anima. La figura inginocchiata, in contrasto, è trattata con pennellate più corpose e calde, che ne accentuano il senso di umanità. Il rosso del maglione non è solo un accento cromatico: è una ferita viva e lancinante, è l’urlo silenzioso del mondo che grava sulle spalle di ogni uomo cosciente, come per liberarsi del peso. Il globo è forse la parte più densa dell’opera: è il centro visivo e simbolico. Qui la Gatti inserisce dettagli, forme e simboli: la colomba ad ali aperte che spicca il volo tra le fiamme del globo, inviando rametti d’ulivo come segnale di pace. È un mondo frammentato, brulicante di conflitti spesso inutili per conquistare terreni aridi e rocciosi. Un mondo che, pur non coinvolgendoci in prima persona, ci appesantisce comunque: è il paradosso dell’empatia moderna, o forse il senso di colpa dell’occidente, che spesso pensa ad armi e sangue con il motto di esportare democrazia e libertà, osservando, consumando e portando sulle spalle i mali che ha contribuito a generare. L’opera è profondamente simbolica e di lettura esistenziale. La colomba è un segno di straordinaria potenza e di significato inequivocabile e universale. In un’epoca in cui il linguaggio visivo spesso indulge nell’ambiguità, la Gatti osa un simbolo limpido e biblico. Ma non lo fa in modo ingenuo: la colomba porta i rami d’ulivo, ma li lascia cadere uno a uno, come se non potesse portarli tutti, come se la pace dovesse essere condivisa, raccolta dal basso. Non basta che la colomba voli: serve che l’uomo sia disposto a sollevarsi, a cogliere i rami che cadono, a credere ancora nella possibilità di una riconciliazione, prima di tutto interiore e spirituale, affinché le anime possano incontrarsi. La figura inginocchiata è, in fondo, ognuno di noi che crede nella libertà altrui. C’è qualcosa di profondamente intimo in quella postura: non è solo un gesto di stanchezza, ma anche di preghiera e di evocazione al divino supremo. Quasi un atto penitenziale, o forse il momento prima della resurrezione che ci riporti alla terra. Non ci sono catene, né croci, ma il peso del mondo è sufficiente a piegare l’essere umano. Eppure, l’essere umano non è schiacciato: si inginocchia, ma non cade; conserva sempre la speranza e la fiducia. È qui che risiede la forza dell’opera: nella capacità di suggerire che, anche sotto il fardello del caos mondiale, possiamo ancora resistere, possiamo ancora sperare nel prossimo. Un’opera civile, spirituale e personale di Silvana Gatti che riesce in un’impresa rara: con un linguaggio pittorico semplice e accessibile, tocca corde profonde, quasi ancestrali. La sua opera è insieme civile, parla del globo; spirituale, parla della pace; ma anche personale, parla del grande cuore umano. Non è un’opera retorica: non ci sono slogan, non c’è ironia, non c’è cinismo. Solo il desiderio, autentico e struggente, che la pace è interiore e universale, che sia ancora possibile tra i popoli. In un tempo dominato dall’iperstimolazione visiva e dalla disillusione, questo dipinto appare quasi come un’icona contemporanea. L’artista con questa opera ci ha portato alla meditazione visiva sul nostro tempo. Una riflessione pittorica su quanto sia difficile trovare la pace dentro di noi, quando tutto intorno sembra precipitare. Eppure, nel cielo terso, la colomba vola ancora. I suoi rami d’ulivo cadono come promesse, come inviti. Non tutto è perduto. La pace è faticosa, sì. È un peso, spesso. Ma è anche una possibilità. Un atto di fede e un volo da seguire.

SILVANA GATTI - PITTRICE FIGURATIVA & SIMBOLISTA

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