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Gli Artisti e il sogno.

“062 Black and red” 2016 - tecnica personalizzata su telaio cm. 50 x 70 “062 Black and red” 2016 - tecnica personalizzata su telaio cm. 50 x 70
Destarsi dopo una visione di colori che infondono nell’animo il sapore della sospensione, tra realtà ed illusione, memoria e ricordi. La memoria si accresce nel divenire della vita e si affievolisce nel farsi del tempo; il ricordo, al contrario, è qualcosa dal sapore nostalgico e permane come un senso che appartiene.
CLASIL 35Il sogno lascia nello spirito quel perdersi e confondersi dello smarrimento per il trascorso insieme all’arcano segreto della simbologia che richiede un’interpretazione autentica. Ed è proprio da quell’universo immaginario onirico che in una notte carica di sensazioni percettive, sensoriali, olfattive, tattili, visive, sonore, in un farsi di puntinati colori che si svelano alla mente, pullulando velocemente come saette dalle innumerevoli ed infinite traiettorie, un uomo si domanda il perché di quella inconsueta visualizzazione interiore, intuendo che quei corpuscoli luminescenti rimandavano al segreto dell’esistenza, sin dalle più ancestrali forme. Nel cercare risposte sopite e sconosciute Silvio comunica queste fantasticherie all’amico Claudio, anch’egli  artista, ed è quest’ultimo che le svela, paragonandole ad una brillante tavolozza di aulici colori. È possibile immaginare che quel dialogo tra questi arguti creativi sia avvenuto in uno studio dal sapore antico, intriso di storie scolpite tra le tele, appartenenti ad istanti diversi. Incisivo gesto, armonioso, nel susseguirsi dei peculiari stili indomiti che evidenziano intensi momenti esistenziali. L’esperienza coloristica pittorica di Silvio, fondata sulle modulazioni espressioniste, parla anch’essa di risvegli, di tumulti, di nature e paesaggi talvolta infuocati o “sublimati” nelle scolpite pennellate, gettate con impeto come strati di pensiero furibondi, che si annidano persino nelle scomposte reminiscenze cubiste. L’artista e il sognatore parlano a lungo delle loro esperienze, si narrano emozioni; infine Silvio e Claudio giungono alla conclusione che sia possibile realizzare quel sogno così enigmatico, decifrandolo sulla tela in simbologie cariche di cromatismi altrettanto vibranti, suggerendo l’idea di un’innovativa corrente artistica denominata “Coriandolismo”. Quei bagliori, simili ai fosfeni (apparizione visiva di punti, intrecci e scintille che si percepiscono ad occhi chiusi in seguito alla pressione o sfregamento del bulbo oculare), rievocano altresì il puntinismo e sono intrisi di energia che rimanda alle pulsazioni ancestrali, al “Big Bang” primordiale, alle cellule che si scambiano informazioni, alle immagini che l’uomo percepisce sin dagli albori persino in quanto embrione, nonché alle luci ed ombre della stessa privata esistenza.
Clasil 21aI coriandoli amati sin dall’infanzia racchiudono sensazioni di gioia e riportano ad uno stato emotivo simile a quello della memoria involontaria di cui parla Marcel Proust nelle intense pagine de “Il Tempo ritrovato”, reminiscenze che: «Componevano un libro magico complicato e fiorito, la loro principale caratteristica era che non ero libero di sceglierle, che mi venivano date così com'erano». Proprio come nel sogno di Silvio, indecifrabili e: «Date così com’erano» …
Occorreva intessere quelle emozioni, per renderle durature sulla tela, così dopo un fiorente periodo di sperimentazione, nasce “Lo Studio ClaSil”, dalla fusione dei nomi del sognatore e dell’artista. Iniziarono prendendo delle “strisce di coriandoli” intrecciandone, con l’ausilio di un telaio, trama ed ordito per poi indirizzarsi all’utilizzo di brillanti fettucce di raso, dal suadente effetto tattile e visivo e dei rispettivi "tragitti estetici". Coincidenza significativa, pur senza saperlo, si erano indirizzati in un campo di cui involontariamente stavano ripercorrendo la memoria perché i “coriandoli”, così come oggi sono conosciuti, nacquero proprio in una fabbrica di tessuti a Crescenzago dove, nel 1875, il cavalier Enrico Mangili, proprietario dell’azienda in cui lavoravano molte operaie del luogo, ebbe l’idea di recuperare i minuscoli tondini di scarto dei fogli traforati utilizzati da lettiere per i bachi da seta. Prima di questa invenzione, nelle cerimonie nunziali e durante le sfilate dei carri carnevaleschi, si usava lanciare confetti aromatizzati con semi di coriandolo da cui, appunto, deriva il nome “coriandoli”.  Grazie a Mangilli il carnevale divenne carico di emozioni arricchito da una pioggia di minuscole stelle variopinte. I Coriandolisti, nel fare della loro arte, applicano l’antico mestiere della tessitura, trasformando la tradizione in contemporaneità. Un passaggio di testimonianza dalle radici profonde: sin dall’antichità l’intessere ha suscitato magmatiche meditazioni, soprattutto per gli aspetti esistenziali sottesi a questo mestiere che, dagli albori, ha ispirato favole e miti, fornendo notevoli spunti di riflessione per la condizione umana; basti pensare all’intensa narrazione che vede le Moire intente a filare i destini.Le scomposizioni e le forme dei Coriandolisti rammentano alcune geometrie delle architetture impossibili di Maurits Cornelis Escher e potrebbero incarnare un’evoluzione del cubismo in quanto le “astrazioni intessute” a quattro mani simboleggiano i differenti angoli visuali scanditi simultaneamente, in una sorta di specularità e differenza.  Distinte sensibilità che si incontrano e, come nel dialogo tra il sognatore e l’artista, narrano le loro storie che non si esauriscono ma divengono infiniti fili di trame e di orditi che si incrociano con innumerevoli altri fati. Chi osserva queste opere ne arricchisce la conti- nuità. Giochi di luce, dati da cromatismi e luminescenze, da ombre e bagliori, che conducono in un universo onirico e reale traboccante di emozioni. Molteplici sono i punti di osservazione poiché le fettucce di raso si lasciano colpire dai momenti del tempo e variano con esso, apparentemente simili e mai uguali, come le forme dell’esistenza.
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