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LA GEOMETRIA SEGRETA DI RAFFAELLO SANZIO, Il "DIVIN" PITTORE.

Biografia di Raffaello Sanzio.
a cura di Rita Lombardi.
Raffaello Sanzio nasce il 28 marzo 1483, un venerdì santo, a Urbino, piccolo stato governato da una delle più importanti famiglie del Rinascimento, i Duchi di Montefeltro, amanti delle arti e mecenati. Raffaello è figlio del pittore Giovanni Santi, un dotto artista, che dirige in Urbino un importante atelier d'arte.
Il Ducato di Urbino, nella seconda metà del Quattrocento, è divenuto un centro umanistico di primo piano che richiama da tutta Europa artisti ed intellettuali di prestigio. Qui arrivano, tra gli altri, Leon Battista Alberti, Francesco Laurana e Antonio Pollaiolo. Piero delle Francesca vi giunge nel 1469 e viene ospitato proprio da Giovanni Santi. Giovanni fa allattare il figlio, non da una balia, come si usava all'epoca, ma dalla madre che sarà anche la sua unica educatrice. Purtroppo la donna muore quando Raffaello ha solo otto anni, ma la tenerezza materna lo ha segnato per sempre ed emerge prepotente nelle sue madonne, le più belle e tenere di tutta la storia dell'arte.
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Giovanni Santi insegna tutti i segreti dell'arte pittorica al figlio e si fa aiutare da lui, “ancor fanciullo”, dice il Vasari, in molte opere destinate alla città di Urbino.
Il 1° agosto 1494 muore anche il padre.
Raffaello, a soli undici anni, deve affrontare un altro dolore e diventare precocemente adulto. Con un solido patrimonio alle spalle e la protezione dei Montefeltro, si prende cura, con un socio del padre, dell’atelier, frequentando contemporaneamente, a Perugia, la bottega del Perugino, considerato il maggior pittore dell'epoca. A diciassette anni, con la qualifica di “Magister”, firma il primo contratto per una pala d'altare destinata ad una chiesa di Città di Castello.
Alla fine del 1504 si trasferisce a Firenze, il centro artisticamente più vivo dell'intera Europa: è un uomo di bell'aspetto, educato e gentile. Firenze rappresenta una svolta fondamentale per la sua crescita artistica.
Qui studia dal vivo le opere di Masaccio, Donatello, Botticelli, Luca della Robbia e Michelangelo. In particolare frequenta Leonardo da Vinci. Durante questo soggiorno lavora per committenti di Perugia, Urbino e Firenze. Nel 1508, su sollecitazione di Donato Bramante, lascia Firenze per Roma. è stato appena eletto al Soglio Pontificio Giulio II che conosce l'importanza politica delle grandi imprese artistiche. Qui Raffaello riesce ad imporsi come uno dei maggiori artisti: è pittore, architetto e restauratore di antichità. A Roma muore il 6 aprile, un venerdì santo, del 1520.
In diciotto anni di attività ha creato un patrimonio unico per ricchezza, varietà ed armonia con la sua pittura giudicata universale per l'eccellenza dell'invenzione, del disegno, della prospettiva, del chiaroscuro e del colore .
L'arte di comporre un quadro.
Geometria visibile e geometria nascosta
L'arte di comporre un quadro è una scienza matematica molto sottile e molto segreta che si nasconde sotto l'apparente disinvoltura dei grandi Maestri e, come vedremo, sotto la “divina grazia” di Raffaello. Essa è discreta e si fa dimenticare, ma non sbaglia mai, donando alle opere le Iignes principales come scriveva Eugéne Delacroix. La costruzione interna di un'opera d'arte è la sua poesia più segreta ed anche la più profonda.
Bisogna anche tener presente che un dipinto o un affresco si dispiega entro una forma ben definita che esercita un'azione imperativa sul suo contenuto, azione che è determinante per l'organizzazione della superficie da dipingere generando, essa stessa, figure geometriche con il risultato di offrire un utile suggerimento oppure esercitare una forte disciplina.
Per secoli gli artisti, riuniti in corporazioni, si sono basati unicamente sulla sezione aurea, disponendo gli elementi, inscritti in figure simboliche, come la vesica piscis e la stella a cinque punte, all’interno di una maglia modulare a moduli quadrati tutti uguali. Ma a Firenze, nel Quattrocento, complici i nuovi studi sul- l’antichità classica, gli artisti sentono troppo rigide e ripetitive queste regole e cercano nuove teorie per esprimere nelle loro opere naturalezza e varietà. Per essere pittori riconosciuti nel Rinascimento, come nel Medioevo, è indispensabile non solo saper disegnare, ma saper disegnare secondo le regole.
Leon Battista Alberti (1404-1472), grande teorico, scrive intorno al 1450, “De re aedificatoria” in cui propone di applicare alle arti plastiche i rapporti musicali armoniosi per l'orecchio di cui già Platone nel Timeo aveva esaltato la bellezza, Piero della Francesca (1415-1472), pone le basi teoriche e pratiche della prospettiva che nell'antichità e nel Medioevo veniva risolta con tecniche empiriche. Nel suo trattato “Perspettiva Pingendi”, scritto prima del 1482, utilizza la matematica per costruire la teoria della prospettiva fornendo anche regole pratiche ai pittori in modo che possano ricreare nel piano l'illusione spaziale.
Questa struttura matematica ha un enorme successo e si diffonde rapidamente in Europa, costituendo l’ossatura interna delle opere d’arte dei grandi Maestri europei fino al XIX secolo (ed è anche la poesia nascosta del famoso “Bacio” di Hayez).
Raffaello, entrato in contatto con tutte queste teorie fin dall'infanzia, le amplia ulteriormente nel suo soggiorno fiorentino. Ed è proprio questa costruzione geometrica interna, rigorosa ed attentamente studiata, che, unita ad una oculata scelta del colore, dà alle sue opere equilibrio e grazia e le rende fonte di pace e serenità.
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Analizzo ora la costruzione geometrica di alcune sue opere.
Sposalizio della Vergine
Nel 1504 Raffaello termina la pala d'altare “Lo sposalizio della Vergine”, oggi alla Pinacoteca di Brera (Milano), ma destinata inizialmente ad una chiesa di Città di Castello.
Per espresso desiderio dei committenti il pittore riprende lo schema dell'analoga pala del Perugino dando, però, al soggetto una leggerezza e una naturalezza che l'opera del Perugino non possiede.
Qui Raffaello sfrutta la forma rotonda della parte superiore della pala completando la circonferenza e ponendo l'anello nuziale nel punto più basso di questa, lì, dove interseca la mediana verticale, evidenziata questa, dal portale aperto del tempio e dalla cintura del rabbino. Sul bordo inferiore di questa circonferenza colloca, a sinistra, il profilo della donna in primo piano e il braccio di Maria, e a destra, il braccio di Giuseppe fino alla spalla coperta dal mantello giallo. Dà naturalezza alla scena collocando i piedi di tutti questi personaggi in primo piano su un altro arco di circonferenza. Una prospettiva centrale, poi, porta al tempio, una costruzione di sedici lati, perfettamente inserita sotto la centina dell'arco, più leggera e armoniosa di quella del Perugino. Allontanando il tempio e scalando le figure in profondità Raffaello dà ariosità alla scena e contemporaneamente indirizza lo sguardo focalizzandolo sul momento clou della cerimonia.
Madonna del Cardellino
Raffaello ha dipinto numerose madonne con bambino, tutte caratterizzate da particolare equilibrio, grazia e dolcezza. Una delle più note è la “Madonna del cardellino” eseguita tra il 1505 e il 1506 per le nozze del fiorentino Lorenzo Nasi e ora nella Galleria degli Uffizi (Firenze).
La struttura piramidale del gruppo è data da un triangolo isoscele centrale con il vertice ad 1/8 dall’alto e la base ad 1/8 dal bordo inferiore. I visi delle tre figure sono disposti in un triangolo equilatero, interno al primo, con il vertice coincidente nel vertice di questo e con la base tra le mani di Maria; al centro di questa base sono collocate le manine di San Giovannino e il cardellino. Sulla mediana verticale Raffaello pone il naso di Maria, la sua cintura scura e il suo ginocchio destro, che punta verso l’osservatore; questo ginocchio è il centro di una circon- ferenza sulla quale sono adagiati i contorni dei morbidi corpi dei due Bambini.
L’intera scena è poi racchiusa tra due verticali, evidenziate in alto da due esili alberi, quella di sinistra termina nel piedino destro di San Giovannino e quella di destra nel piede sinistro di Maria.
Madonna Bridgewater
Molto complessa è la costruzione geometrica sottostante la poco nota “Madonna Bridgewater”, caratterizzata da un particolare movimento di torsione, sia della Madonna che di Gesù Bambino, ispirato alle forme serpentinate di Michelangelo. Il dipinto, che si trova nella National Gal- lery of Scotland di Edimburgo, è stato completato nel 1507.
Qui Raffaello divide il rettangolo a metà verticalmente e in quattro parti orizzontalmente, collocando la testa di Maria nel quarto superiore e la sua mano destra, l’ombra del manto azzurro e il piedino sinistro di Gesù su una linea orizzontale ad 1/4 dalla base.
Le due figure sono all’interno di un triangolo rettangolo che ha i vertici rispettivamente nell’angolo in basso a destra, nel centro del lato superiore e nel centro del lato sinistro. Su uno dei due cateti si colloca la fronte di Maria e il gomito di Ge- sù, che tira con un gesto birichino il velo della Madre, incrociando il Suo sguardo. Tra il secondo cateto di questo triangolo e una sua parallela, che unisce il punto a 3/4 del lato sinistro (dal basso) con il punto a 1/4 del lato destro (sempre dal basso) è collocato il corpo di Gesù Bambino.