Nel segno della Musa

Le interviste di Marilena Spataro

Ritratti d'artista”

Maestri del '900

 

GIANNI GUIDI

Un mondo fantastico abitato da simboli, immagini surreali, archetipi. Tra pittura e scultura alla ricerca del senso dell'esistere

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scultura01Bolognese di nascita, ferrarese d'adozione. Gianni Guidi, classe 1942, testimone e protagonista dei fermenti artistici e culturali che hanno attraversato l'Italia negli ultimi 50 anni. Come era il mondo dell'arte, maestro, agli esordi della sua carriera artistica?

«Il mondo dell’arte negli anni della mia giovinezza era carico di suggestioni e molteplici sollecitazioni artistiche, poiché le avanguardie del ‘900 avevano determinato una fascinazione estetica e formale di grande impatto. Intrecci culturali quali psicanalisi, letteratura e archetipi dell’immaginario erano entrati in forze nel pensiero del tempo».

Quali sono i momenti, le situazioni e i personaggi del tempo più rappresentativi e che ricorda con maggiore emozione?

«Il grande dibattito del tempo verteva su astrazione e figurazione. In questa dialettica e nella molteplicità dei personaggi prodotti dall’arte del ‘900 le figure che ricordo con suggestione sono Paul Klee nella sua regressione fantastica e favolistica, Sebastian Matta per l’immaginazione surreale narrata in termini naturalistici».

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Gianni Guidi pittore e scultore. Che rapporto intercorre tra queste due figure nel suo modo di concepire e di fare arte?

«Il rapporto che intercorre tra queste due attitudini è un rapporto di complementarietà: la fissità enigmatica nella suggestione plastica e l’istanza paesaggistica surreale nella pittura, dotata di libertà narrativa».

Dagli anni '80 la sua attenzione si è concentrata soprattutto sulla scultura, tuttavia negli ultimi tempi sembra esserci un ritorno alla pittura. Quali i motivi di queste scelte?

«Il ritorno alla pittura è nato dal desiderio di ritrovare l’origine del mio percorso. Una sorta di curiosità, dopo un arco di decenni, in cui ho sperimentato l’arte della scultura: cosa poteva aver determinato, oltre al cambio epocale, quell’esperienza? Poteva aver dialogato tacitamente con il mondo di colori e luci che vivevano nella pittura?».

Qual è la visione del mondo che desidera trasmettere con le sue opere?

«Il mondo, la vita, l'umanità costituiscono, nella loro sostanza, un mistero a cui quotidianamente siamo abituati, assuefatti, ma non per questo smettono di essere mistero. Perciò quello che trasmetto è un mondo trasfigurato da simboli, immagini surreali e archetipiche, nel tentativo di rintracciare significati sempre sfuggenti».

Quali le motivazioni esistenziali più profonde da cui prende le mosse il suo lavoro artistico?

«La scelta di intraprendere gli studi d'arte è probabilmente molto lontana nel tempo. Potrei azzardare che l'attitudine al segno e all'immagine visiva ha avuto inizio nell'infanzia, grazie a casualità fatali: una scuola particolare, una maestra particolare e attorno a me animali, insetti e piante che amavo disegnare. Forse sono proprio le casualità che rivelano attitudini e segnano le svolte esistenziali. Cosa c'è di più profondo?».

Pensa che l'arte oltre che una funzione estetica abbia pure una funzione etica?

«Oggi con funzione estetica intendiamo una sorta di riferimenti molto ampi sì, ma delimitati alla forma e al "bello"; anche le mode hanno un contenuto estetico. Questo può generare confusione, sostituirei l'aggettivo estetica con poetica, perchè l'arte dovrebbe sempre rimandare a contenuti, idee, soggetti significativi. Forse non tutta l'arte oggi è capace di "pensiero", ma io lo ricerco. Questo pensiero potrebbe condensarsi nell'etica, cioè in ciò che bene e male; per quanto mi riguarda il bene è nella conoscenza».

Quali i principali valori di riferimento per un artista nella contemporaneità?

«Se guardiamo alla contemporaneità senza ipocrisie e ideologie - per loro natura false - è evidente che i valori attuali sono circoscritti all'economia, al denaro, agli affari, al successo. Di fronte a questo panorama di non valori, mi sento estraneo, non so se in quanto o per indole».

A proposito di contemporaneità, lei come vive il mondo delle arti visive di oggi. Ci sono aspetti che si sente di condividere di più e altri di meno?

«Sì, esistono aspetti non condivisibili nel nostro mondo. Nella contemporaneità molte opere fanno parte di un esibizionismo effimero, che ha rinunciato alla tradizione, cioè a quella continuità che è l'unico appiglio per non abbandonare il filo d'oro della conoscenza».

Per i suoi lavori scultorei quali sono i materiali e le dimensioni che preferisce adottare?

«Il materiale con cui lavoro è l'argilla, per la sua duttilità e per l'attitudine mutante. Mi piace pensare che la creta sia la metafora stessa della creazione divina».

C'è un periodo storico, un ambiente letterario, poetico, artistico del passato, da cui si sente ispirato e di cui percepisce la vicinanza?

«Prediligo la letteratura classica tra '800 e '900 prevalentemente straniera, per fare qualche esempio autori come Honoré de Balzac, Thomas Mann, Lous Fernand Céline. Per quanto riguarda l'arte delle avanguardie storiche, che sono state importanti all'inizio della mia formazione, sento ancora l'impronta. Ma oggi guardo con ammirazione e interesse le opere e gli autori del passato».

Nel presente ci sono figure e ambienti artistici cui si sente identitariamente legato e/o motivazionalmente affine?

«Non so se il destino ha scelto per me o io ho selezionato persone e ambienti a cui sento di appartenere. So che mi sono allontanato da gallerie e gruppi non affini alla mia visione poetica. Il mio ambiente artistico è costituito da amici con cui condividere idee e attività».

Come si è evoluta la sua arte nel tempo. Se dovesse scegliere tra l'artista Gianni Guidi di ieri e quello di oggi chi sceglierebbe?

«Senza dubbio scelgo l’artista che sono oggi perché i principi estetici, forse posso dire filosofici, si sono definiti, superando gli influssi delle varie correnti artistiche. Oggi sono più vicino alla mia unicità che è uno dei significati importanti della ricerca».