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MI SONO SEDUTA SUI CAPITELLI DEI FORI IMPERIALI.

a cura di Giorgio Barassi.
Concetta Capotorti e la classicità sostenibile.
"Noi artisti siamo dotati di una particolare sensibilità nell'assorbire e nell'esprimere quello che ci sta attorno, a volte senza nemmeno capire dove si può arrivare.”
(Arnaldo Pomodoro)
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Che sia ispirata dall’amore per l’Arte, è chiaro. Si ritiene fortunata perché a Roma ha visto e vede bellezza a cui si avvicina con avidità e che profondamente rispetta, come dovrebbe essere per tutti. Le mancano i musei meno noti ma estremamente importanti, come quello che ha visitato prima che una scorrettezza nascosta dai bilanci chiudesse le porte in nome di una ristrutturazione mai finita: il Museo della Civiltà Romana all’EUR. Lì ed altrove, nella città che fu centro del mondo, Concetta ha elaborato il suo pensiero di appassionata e di artista. “…Volevo portarmi a casa una statua. Lo so, non si può fare, ma il mio desiderio era esattamente quello…”. In quel museo, tra i calchi, i modellini, i plastici che ricostruiscono quel che fu Roma, come a spasso ai Fori Imperiali, l’artista ripercorreva un cammino dell’anima, una processione ideale di ringraziamento all’arte che fu ma anche un percorso costruttivo, necessario alla sua formazione di performer moderna.

Laurea in giurisprudenza, una ottima carriera dirigenziale ed una autentica fissazione, di quelle sane, per la grande arte del passato. Studio ed applicazione, tanta fatica per creare, plasmare, ridurre, aumentare e sperimentare. E tra non molto vedranno finalmente la luce dei riflettori le sue lavorazioni in bronzo, omaggio alla antica arte dell’immagine solida, prova di grandi capacità, che in lei sono indubbie.
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Se nella vita degli artisti esiste una scintilla che fa nascere i passi di una strada da percorrere, quel desiderio di portarsi a casa un pezzo di arte storica diventa stimolo e si fa operazione artistica. “…Dunque se non posso avere una di quelle statue in casa, da artista volevo fare in modo che una scultura diventasse una ambizione di molti… Pensavo alla meraviglia dei vessilli delle legioni Romane, pesantissimi da portare in giro davanti alle Milizie schierate, simbolo di supremazia. Come sarebbe stato meglio, se il loro peso fosse stato meno impegnativo…”. E allora elabora, con la consapevolezza e l’ardire di chi sa sfidare, le sue sculture, i suoi corpi, le sue proprie creazioni che hanno nella leggerezza la motivazione maggiore per sceglierla e la ragione per cui nascono. Rendere leggero il senso della storia, della stessa arte fondante, delle nostre radici. Far diventare possibile il tragitto che unisce più di duemila anni al futuro. Portare quel respiro della storia sui comò antichi o sui più arditi mobili di design, dentro le case di chi vuole il bello. Punto.
Come? lavorando sui materiali, quelli che rendono il senso della consistenza e della leggerezza insieme. Una operazione complessa, perché è nel senso di sintesi che si perdono spesso i concetti fondamentali. Ma la sfida è possibile, perseguibile da una artista rispettosa del passato, e si concretizza quando le forme della scultura antica diventano di resina, di polistirene, di alluminio o semplicemente di gesso. Tutti materiali che finiscono per diventare opere maneggevoli, facilmente trasferibili, insomma popolari quanto basta per aggiungere al valore artistico dei lavori della Capotorti un valore aggiunto, cioè quello di aver operato con i concetti basilari del Pop in un ambito di richiami fortemente classici. E così si entra in contatto quotidiano con strutture nate dalla osservazione della scultura storica, profondamente classiche, trasformate in opere moderne, concretamente fruibili, colorate, allegre. Non uno svilimento della autorevolezza del classico, ma un dolce adeguamento ad una società che perde sempre più di vista gli ideali, come quello della bellezza, in nome di falsi miti e ricerche spesso infruttifere, destinate ad un oblio, quello sì, irreversibile.
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Non va diversamente coi suoi quadri, autentico lirismo del colore, che Concetta Capotorti rende in maniera uniforme con stesure monocrome attraversate da linee corpose ed irregolari di carta o altro materiale che diventano solco e memoria, segno e traccia ma pur sempre lieve energia, racconto della forza dei principi creativi fatto apposta per diventare per tutti. I suoi rossi, gli azzurri o il pallore delle opere in bianco hanno una autorevolezza che metterebbe soggezione, se non fosse che la dolcezza del comporre li rende fragili all’apparenza ma fortissimi nel richiamo alla solidità dei principi creativi. Così Capotorti vince la sfida, e propone un’arte matura e interessante, nata per far sì che il suo sogno diventi per tutti. O meglio per chi, tra tanti, sa scegliere di stare dalla parte di ciò che ha significato senza urlare, senza schiamazzi inutili. Esattamente dello stesso silenzio delle grandi strutture architettoniche, delle grandi statue di pietra.
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“… Mi piace Roma perché ci sono posti in cui la bellezza ci tormenta, e sono fortunatamente tanti…”. E cita le rotondità possenti dell’Apollo Liceo dello Stadio di Domiziano. Poi anche la rassegna di 64 corpi scolpiti dello Stadio dei Marmi, giusto per includere un esempio del gusto per il classico che non conosce sconfitte, se non quelle della “damnatio memoriae”, all’epoca dei Romani pena severa ed oggi ricorrente malcostume. Non è possibile, per Concetta Capotorti, che la gente escluda dal proprio bagaglio la storia che si può ancora vedere e toccare. Ecco perché lei si vanta di essersi seduta sui capitelli che qui e là vivono nell’ eterno dei Fori. Perché è un gesto simbolico ed insieme di ringraziamento verso tutta quella sovrabbondante bellezza di cui non si dovrebbe fare a meno, passando dallo stupore all’orgoglio ed alla fierezza di essere nati in un posto stracolmo di arte. Per una sorta di osmosi artistica, quel mettersi seduta tra tanta storia ha avuto una incubazione lunga e faticosa. Esperimenti, prove, studi. Poi finalmente il messaggio diramato dai Busti di Concetta, colorati come la più sfavillante delle attualità e ricchi, dentro quella soave leggerezza, di tanta storia. Un approdo da artista Pop per una studiosa appassionata della grande Arte.

La più volte citata leggerezza diventa dunque un monito, un richiamo alla storia e insieme una natura propria dei lavori di Concetta Capotorti, artista del presente e sognatrice per il futuro, ma coi piedi ben piantati nell’eternità della grande Arte.