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Monet “Il mio giardino è l’opera più bella che io abbia mai creato”

Monet car… asserisce Claude Monet riferendosi al suo reale giardino della casa di Giverny e, quando si accede nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano, si ha l’impressione di essere davvero immersi nel Monet ritratti 2turbinio dei suoi delicati e poetici colori…colori di un magnifico giardino di cui sembra possibile coglierne anche la fragranza! Ma cerchiamo di, passo dopo passo, ripercorrere la sua vita per sapere come e quando Monet è arrivato a Giverny.
Egli nasce a Parigi il 14 Novembre del 1840 ed inizia la sua carriera di artista all’età di quindici anni in Normandia, nelle vie di Le Havre, cimentandosi in disegni e caricature che ritraggono la borghesia francese, dandy e pittoresche donne normanne nei loro tipici abiti, soffermando la sua attenzione più sulle silhouettes e sugli atteggiamenti, che sui particolari fisionomici. Nella mostra sono infatti esposti i fogli eseguiti tra il 1855 e 1859 e che rappresentano le prime opere conosciute dell’artista. Si notano infatti diverse caricature di personaggi del mondo dell’arte apparse sulla stampa nazionale dell’epoca, tra cui quelle del grande fotografo e caricaturista Nadar. Grazie all’interessamento del suo connazionale Lucienne Boudeme egli sarà presto introdotto nel mondo della pittura en plein air proprio sulle coste normanne ed all’età di vent’anni entra all’Académie Suisse di Parigi, dove conosce Camille Pisarro e solo dopo due anni incontra Frédéric Bazille, Pierre Auguste Renoir ed Alfred Sisley…i fondatori del gruppo “impressionista”. Allo scoppio della guerra franco prussiana, insieme alla famiglia si rifugia a Londra, dove si immerge nello studio delle opere della scuola inglese. L’impatto con Constable e Turner lo influenzano per un approfondito studio sulla luce, sui “riflessi” della luce sull’acqua, sul fenomeno della rifrazione, diffrazione e dissolvenze che estrinsecherà nelle successive opere impressioniste e che ci consentono di tuffarci nella sua arte. Nel 1871 inoltre, dopo una visita nei Paesi Bassi, afferma che i paesaggi olandesi sono di una luminosità incomparabile. Il 1872 vede realizzata la sua tela più celebre “Impressione – Levar del Sole” che verrà esposta in occasione della prima mostra del gruppo impressionista a Parigi. Nel 1877 dà inizio alla serie di vedute della Gare Saint Lazar, esposte nella successiva terza mostra impressionista, partecipando inoltre a diverse collettive del gruppo, ma solo il 7 Giugno 1880 inaugura la sua prima personale negli ambìti locali della rivista La Vie Moderne, ed intorno a quegli stessi anni, egli dipinge anche una serie di ritratti che hanno per soggetto i componenti della sua famiglia… ritratti definiti “pietre preziose” in quanto testimonianza di rilievo del suo periodo da ritrattista, alcuni dei quali elegantemente esposti in mostra. Dopo questa fase però lo vediamo discostarsi totalmente dalla descrizione visiva dei dettagli del soggetto per concentrarsi, Monet car 2anima e corpo, sull’interpetrazione del paesaggio, eliminando la presenza umana quasi del tutto, ma immergendosi nella rappresentazioneMonet ritratto 1 della natura, espressa con rapide, vivaci e fluide pennellate, senza lasciarsi tentare dall’insidia della ricerca dei dettagli nella composizione. Per la prima volta nel 1883, Monet si trasferisce in un modesto casolare a Giverny, non interrompendo però i suoi numerosi viaggi alla scoperta di paesaggi, scorci, scenari e luoghi sempre differenti. Lo vediamo visitare con Renoir la Costa Mediterranea da Marsiglia fino a Genova e, successivamente sulla riviera ligure… ma la visita a Belin è per lui provvidenziale in quanto incontra il suo amico e stimato critico d’arte Gustav Geffroy. Riesce, nel 1890, ad acquistare l’ambìta casa di Giverny quando, insieme alla sua seconda moglie Alissia, si immerge totalmente nella cura delle sue due passioni: la pittura ed il giardinaggio. Ne consegue un giardino straripante di vegetazione e fiori dai mille colori. Originale e pittoresco il ponte giapponese, così come lo stagno, fonte di ispirazione nelle fredde e umide giornate invernali. In seguito, tra il 1899 ed il 1901 soggiorna di nuovo a Londra avendo deciso di effettuare i lavori di ampliamento del giardino e dove dipingerà ben 97 suggestive tele che avranno per soggetto i ponti di Cherring Cross e Whaterloo, nonché il Parlamento e Leicester Square…e ritornato a Giverny, Monet si concentra sul suo giardino acquatico, facendolo diventare il soggetto e- sclusivo della sua produzione pittorica. Al 1903 appartengono le tele da cavalletto raffiguranti Ninfee e Paesaggi acquatici e di cui farà successivamente dono allo stato francese al fine di celebrare la conclusione della Prima Guerra Mondiale. Siamo infatti nel 1907 è, e rimane per lui, il tema prediletto che si evolve in maniera esponenziale anche nelle dimensioni delle tele e tramutando l’atmosfera di Giverny in un mondo da sogno. Il Viale delle Rose, Il Ponte Giapponese rivestono una importanza sostanziale nel suo lavoro in quanto il ritmo delle rapide e fluide pennellate, ricche di colore ma indefinite, il suo gesto ampio, repentino e magistralmente deciso, danno vita ad una e- splosione cromatica che non si cura di rendere riconoscibili i luoghi rappresentati ma vuole solo ed esclusivamente rappresentare se stessa. Le trasparenze dell’acqua e delle atmosfere, nonché la scelta dei motivi fluviali, escludono la stabilità dei piani prospettici, non ci sono infatti prospettive nelle sue opere, ma ci sentiamo “noi spettatori”, parte della prospettiva stessa… siamo dentro i quadri… senza convenzioni! Il problema agli occhi da lui sofferto, non riesce ad ostacolarlo nella sua febbrile ma poetica espressione pittorica, così come non possiamo non definire il suo lavoro come un nobile precursore di quello che poi attuerà Jackson Pollok con il suo “dripping”(tecnica pittorica caratteristica dell’Action Painting) oltre alle successive ricerche sull’impressionismo astratto ame- ricano. Possiamo affermare quindi che queste sueMonet ritratto 3 Monet car 3ultime opere rappresentano il traguardo ed il lato più personale dell’artista francese, non ultimo quello più innovativo e stimolante di tutta l’arte del’900. Monet muore il 5 Dicembre del 1926. Oggi, ben 60 opere del padre dell’impressionismo, provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi (che nel 2016 ha festeggiato 80 anni di vita) sono esposte fino all’11 febbraio 2018, presso la prestigiosa Ala Brasini all’interno del Complesso del Vittoriano... opere queste conservate nella sua ultima, amatissima, dimora di Giverny e che suo figlio Michel donò al Museo di Parigi… oggi, dicevamo, vivono a Roma in una garbata e spettacolare mostra, sensibilmente ed elegantemente curata da Marianne Mathieu, sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e promossa dall’Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Lazio. Un percorso espositivo incantevolmente ricco delle molteplici sfaccettature dell’evoluzione artistica del grande maestro.
C’è da sottolineare, inoltre, che nel 1958 a causa di un tragico incendio all’interno del Museum of Modern Art di New York, diverse opere vennero gravemente danneggiate e tra queste alcuni dipinti di Monet, oltre ad altri, purtroppo, andati per sempre perduti. Sky Arte HD, con un progetto unico ed estremamente ambizioso, facendo leva sulle più moderne tecnologie, è riuscito a riportare alla luce uno dei capolavori purtroppo distrutti dal rogo, si tratta infatti di Water Lilies (1914-26) esposto nell’ultima sala della mostra in atto… (ciliegina sulla torta!) del Complesso del Vittoriano. Ci troviamo davanti ad una “rimaterializzazione” dell’opera, affidata ad un team di esperti, artisti, tecnici che hanno lavorato alacremente con mezzi digitali e tradizionali che ci hanno potuto restituire una riproduzione fedele ed altamente accurata dell’originale.

“Sono in estasi, Giverny è una terra meravigliosa per me”
Claude Monet