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SOTTO UNA BUONA STELLA

Genesi, anomalie e rinascita tra sacro e profano

0K10Largamente condivisa da un considerevole numero di filosofi e antropologi - a partire dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi - la definizione di cultura si delinea come un “sistema significante realizzato, socialmente caratterizzato da determinate forme di comunicazione”. Tale modello non si riscontra tuttavia come unico, ma se ne potrebbe ipotizzare una varietà pressoché illimitata, disciolta all'interno di un conglomerato indefinito ed indefinibile attraverso le peculiari diversità e relative autonomie. Seguendo tale ragionamento potrebbe concludersi che gli esseri umani vengono definiti e caratterizzati dal proprio assetto culturale assai più marcatamente che dalla intrinseca costituzione naturale.
Non può esistere una natura umana distinta e separata dalla cultura e l'umanità è, altresì, tanto variegata nella sua essenza quanto nella sua espressione.
Esiste tuttavia una sottile declinazione dello spirito, un rintocco di memoria ancestrale ed archetipico, tenebroso, inquieto e luminescente assieme, qualcosa d'ardente e artatamente vago che attraversa la natura dell'uomo per invaderne la cultura e viceversa, in una integrazione di rimandi che non ammette soluzioni di continuità: lo spirito del sacro. Si intenda “sacro” nel senso più letterale ed antico possibile, come ciò che è separato, lontano, quindi inconoscibile e, in ragione di ciò, attraente, Spataromisterioso, bruciante l'enigma di un fuoco inesauribile.
In quanto sentimento per lo più ignoto, oscuro, il sacro non può che penetrare l'espressione artistica dell'uomo, in ogni tempo e ad ogni latitudine, divenendo un fenomeno unificante e transculturale. Jean-Pierre Vernant e tutta la scuola parigina novecentesca hanno interpretato i rituali sacri del mito antico come agenti oggettivi che, nei rispettivi contesti, segnano distinzioni e correlazioni, normalità e devianze all'interno della società antica.
Con la mostra “Sotto una buona stella” si vuole provare a percorrere questi sentieri, innescando il cortocircuito che scovi nell'eternità dell'antico il fuoco bruciante che riconsegni il futuro al proprio tempo.
OK CN ALBERONon è casuale, a tale riguardo, l'elettività del luogo: Monte San Martino, crocevia culturale che custodisce la propria storia artistica in una dinamica dialettica con l'attualità contemporanea. La scintilla iniziale che ha scaturito l'idea della mostra nasce proprio dalla contemplazione del polittico attribuito a Vittore e Carlo Crivelli, conservato nella chiesa di San Martino.
Lo scultore Mario Zanoni si pone in un ideale dialogo con l'opera quattrocentesca presentando una pala d'altare ispirata - a sua volta - alle miniature del Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi evangeliari esistenti al mondo. Nell'interazione tra l'artigianalità antica dell'intaglio del legno e le tecniche contemporanee che arrivano ad integrare l'immagine digitale, risiede la libertà intatta dell'artista che sbriciola l'orizzontalità narrativa del tempo nella verticalità immanente, in favore di un ipotetico tentativo di sintesi dell’ordine naturale.
Di qui il coinvolgimento di altri artisti che si lasciassero affascinare dallo spirito del sacro e dalla sua parte complementare, il profano: lontano da o-gni logica binaria, non esiste dualismo ma interconnessione e complicità. Non può darsi un'idea del sacro privata da un'idea del profano, l'una contiene l'altra, la reifica e la giustifica: ancora di più, l'una è già l'altra, in uno speciale tipo di sineddoche in cui nel particolare risiede il generale, tutto è frantumabile, diviso e unito nella divergenza di cui si compone, le opposizioni più lontane non si danno se non nell'uno.
Nei riti e nei sacrifici (sacrum facere, compiere il sacro) gli antichi si producevano in azioni teatrali meravigliose e terribili assieme, scene da Grand-Guignol verso le quali dovrà essere debitrice tanta arte performativa degli ultimi settant'anni. Allo stesso modo Alejandro Jodorowsky parla degli atti magici degli sciamani e della sua “psicomagia” come di autentiche operazioni artistiche.
OK 3La ricerca dell'assoluto degli alchimisti era arte in sé, non nelle premesse o nelle finalità, ma in quel dibattersi tra miseria e fortuna che è sintesi dell'esperienza del sacro: un sentimento intatto, intuitivo, incorrotto dalla logica si inserisce come folgore lasciandosi guidare dal bagliore buio del diamante nero, capace di dire la misteriosa esistenza delle cose.
Queste le anomalie del contemporaneo che decostruisce, sbriciola e ricostruisce, rispondendo alla naturale arbitrarietà in cui la “volontà di potenza” sia superata e quasi propedeutica ad una palingenesi, rinascita e rinnovamento di una ben più esplicita e reificata “volontà di volontà”. Una sorta di visione artistica come esatta scienza dell’imprevisto.
Scriveva il poeta Tristan Corbière: “L'Art ne me connait pas, je ne connais pas l'Art” - l'arte non mi conosce, io non conosco l'arte – gettando le basi per la consapevolezza di una indefinibilità e di una libertà necessarie per la costruzione di un linguaggio a venire.
Così si pone questa mostra sul sacro: storica, sincronica e visionaria assieme, racconto di ciò che è avvenuto un istante prima di diventare antico, discese nella vertigine amara di vortici ancestrali, recrudescenze d'amore, inesauribili forze a scolpire l'ombra del fiore della vita, dissonanze, inciampi, capitolazioni di uno spirito che resiste, si dibatte, brancola e combatte fuggendo via verso un labirinto di luce.
Alberto Gross

“Sotto una buona stella” è un evento espositivo che rappresenta per Monte San Martino il filo conduttore tra la nostra storia culturale e l’evoluzione moderna dell’arte.
Questa mostra si pone l’obiettivo di mettere in risalto la contrapposizione tra il sacro e il profano la quale induce nell’animo umano un momento di condivisione e di rinascita, in un periodo come quello della natività che tanto unisce la nostra comunità sia sotto l’aspetto religioso che culturale.
OK8Scegliere di esporre le opere dei tanti ed illustri artisti partecipanti, in contesti culturali cittadini come la Pinacoteca Civica e la Chiesa di San Martino Vescovo, ci permette di porre a confronto l’arte locale, dal tardo-gotico dei fratelli Crivelli alla collezione di opere del ‘600 lascito di Mons. Armindo Ricci, con l’evoluzione pittorica e scultorea dell’epoca in cui stiamo vivendo. Questo apparente parallelismo non è privo di collegamenti profondi, intrinseci della storia artistica italiana, e da sempre permette all’innovazione di interagire con il passato, manifestandosi sotto forma pittorica, scultorea e architettonica. Seguendo questa linea d’azione, le politiche culturali della nostra amministrazione pongono da sempre in risalto un’offerta artistica che ci contraddistingue, e poter apporre elementi innovativi ed attuali ci permette di dare ulteriore risalto a ciò che ci è pervenuto dal passato.
Un particolare ringraziamento va all’ideatrice dell’evento, la giornalista d’arte Marilena Spataro, la cui professionalità viene da tempo messa a disposizione del nostro borgo, donandoci elementi di storia e d’innovazione artistica che ci permettono di dare quel valore aggiunto ai tesori culturali che gelosamente custodiamo. Infine, la collaborazione con il critico d’arte Alberto Gross è per noi motivo di lustro e d’auspicio per una buona riuscita dell’evento e per future attività di forte valenza culturale.
Matteo Pompei
Assessore alla Cultura di Monte San Martino