MOSTRA VIRTUALE - Francesco Ponzetti

Francesco Ponzetti nasce a Roma, l’assenza di studi artistici gli regala la libertà di spaziare oltre le tecniche di base, infatti per realizzare le sue opere utilizza colori acrilici, tempere, sabbie, fogli metallici e altri materiali. I suoi soggetti, estremamente dettagliati, rappresentano figure e luoghi fantastici, pieni di mistero, stimolando l’immaginazione di chi li osserva.
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"Ad una persona sconosciuta, di una terra persa da tempo – Perché sicuramente quello che è scritto qui è successo prima. Dipende solo da noi se questo sarà una riflessione o una profezia», si legge all’inizio del libro “The incredibile Tide” di Alexander Key, il romanzo che ispirò Hayao Miyazaki per il suo Mirai Shonen Conan, conosciuto in Italia come il ragazzo del futuro, un anime trasmesso negli anni Settanta.
Sono parole che si ascrivono appieno all’arte di Francesco Ponzetti che si eleva con ideazioni immaginifiche dal magma del vissuto e dalla marea impetuosa che solca di emozioni il nostro vivere. Nelle sue opere vi è inscritta, con arte sublime di gesto e sabbia, l’impronta tridimensionale e coloristica del prima, ma anche del non ancora, riflessione e quindi profezia. Luoghi chimerici ed onirici racchiudono il segreto surrealistico del magico, che si svela nel dipanarsi dell’esistente intessendosi di tasselli del divenire. Un viaggio ermeneutico, percorso dialogico continuo tra l’artista che crea ed il riguardante.
Navi volanti, sostenute dalla lievità della mongolfiera, vagano tra le pieghe del tempo abitate da architetture impossibili, fluttuano nella materia coloristica, pesanti eppure così lievi.
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Altre opere, di carattere esistenziale, indagano la psiche umana. Il “funambolo”, in perenne equilibrio, pare rievocare metaforicamente il matto del mazzo dei Tarocchi, la cui peculiare posizione, il numero zero, incarna sia la fine sia l’inizio del cerchio, alla stregua del monociclo la cui ruota gira eternamente. Un pagliaccio, il Jolly delle tradizionali carte da gioco ma anche l’uomo che percorre sull’instabile marchingegno il filo sospeso nel vuoto e temerario sfida la stabilità all’inseguimento dei propri sogni, compiendo ciò che altri ritengono impossibile.
La tela denominata “l’ignoranza”, fa da contraltare alla virtù della temperanza: due duellanti in contesa nel cielo di una notte tersa d’oro. La luna piena illumina del non sapere di Socrate (l’ignoranza alla base della conoscenza) e del mirar che è il rimembrar del Leopardi: «O graziosa luna, io mi rammento […]Il rimembrar delle passate cose, Ancor che triste, e che l'affanno duri!».
Vi è poi l’osservare dell’artista che si antropomorfizza nei suoi personaggi: è il sapiente guardar critico, una filosofia del lontano, citando Pirandello, espressa mediante il dono dell’ironia, cogliendo le sfumature e l’immensità che sfuggono nell’essere vicini alle cose del mondo. È una chiave dorata la sua mano: nel dipingere sublima ed accede alle porte intime del mistero, spalancandone allo sguardo, rendendole fruibili al segreto moto delle nostre emozioni. Racconta così ad una persona sconosciuta la terra immaginifica del tempo".
Paola Simona Tesio