MOSTRA VIRTUALE - Grazia Barbieri

qr barbieriE’ nata a Bologna il 27 Agosto del 1959, dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte e conseguito il diploma di maestra d’Arte in pittura.
Per quasi un ventennio non dipinge, limitandosi a qualche ritratto a pastello, fino all'incontro con la maestra d'arte Irma Fiorentini della quale frequenta, con buoni risultati, i corsi di "Trompe l'öeil". Ciò le dà un nuovo impulso e fiducia nelle proprie capacità così tanto avvilite durante l'adolescenza. Collabora con la Fiorentini, esegue lavori di decorazione su commissione ed infine si riavvicina alla sua grande passione che è il ritratto. Solo negli ultimi anni ha partecipato a mostre collettive e personali, ottenendo il consenso del pubblico e della critica e conseguendo alcuni premi. Preferisce definirsi un artigiano più che un’artista, sostenendo di copiare la realtà così come la vede scevra da qualsivoglia interpretazione.
HB4116HB4116
HB4116HB4116
La femme d'à coté

Oltre tutto il resto, c'è un intreccio di peripezie, di capitolazioni, di sconvolgimenti, dialoghi sospesi tra la ruvida sabbia di un deserto supposto e il calore gelato di conversazioni malriposte e mai finite. L'intensità dei ritratti di Grazia Barbieri si impadronisce di una fascinazione e di una violenza tali da trascinarci insieme fino al crinale, alla crosta della catastrofe, tra irresistibili voluttà e spaventevoli, fascinose realtà. Sono immagini di donne, volti, personaggi che si svestono dei propri orpelli, maschere, camuffamenti, per tornare ad essere persone, interamente e pienamente tali: persona come lemma che procede dal prosopon del greco antico, concetto filosofico che descrive un sembiante teatrale nella sua individualità più intima, rappresentativa, descrittiva di un preciso canone o carattere di comportamento.
HB4116barbieri 9

barbieri 10
barbieri 11
Per questo la maschera teatrale assume importanza manifesta all'interno della società antica: è simbolo e immagine iconica di ogni personalità, non adombra e nasconde, ma dischiude ed invita all'autenticità dell'anima del personaggio, sia esso illustre o nefando. Così è facile assimilare i ritratti di Grazia Barbieri ad una carrellata di protagonisti di un immaginario spettacolo teatrale: teatro del “meraviglioso” e della “crudeltà” in senso artaudiano, dove ogni inquietante dilagare apre porte segrete, rischiara equivoche controversie e sentenzia in maniera incontrovertibile e feroce. Una maliziosa e seducente Giuditta viene ritratta nella sua fiera rivincita su Oloferne, così come la Moira – in una postura assonante all'iconica immagine del soliloquio amletico – rappresenta e dice, per intera, l'ineludibile fissità del destino umano. Ed è qui – oltremodo – che si rivela la molteplicità e la doppiezza della “signora della porta accanto”: come nel film di Truffaut la donna è disarmante nella sua bellezza, oscura, enigmatica, di tinte fosche il suo passato ma seducente fino alla malìa, irresistibile, onesta e fedifraga, gentile ma scostante, buona, cattiva, assassina e – forse – suicida.
barbieri 1HB4116
barbieri 8barbieri 12
Le donne ritratte dall'artista possiedono una ieraticità così tanto icastica da sfuggire ad una pittura realista  - nonostante l'estrema tattilità visiva delle vesti, delle stoffe incurvate, della naturalezza delle cadute – ed essere, infine, più vicine a certe icone di un rinnovato, contemporaneo gusto fiammingo e barocco, nell'indiscutibile centralità attribuita al personaggio dalla postura e dai simboli a corredo e completamento dell'immagine. Donne apparentemente complicate ma semplici, come un arrivederci. Prendendo a prestito le parole di Truffaut per la protagonista della sua femme d'à coté “... una donna piena di vitalità, coraggio, entusiasmo, umorismo, intensità e, d'altro canto, con il gusto per il segreto, con un lato scontroso, un sospetto di ritrosia e, soprattutto, qualcosa di vibrante”.