COPULAMUNDI

L'arte: al di là del moderno
di Giovanni Scardovi
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Dopo il superamento dell'idea di moderno, il nostro tempo s'interroga sul senso della contemporaneità, molta dell'arte contemporanea vive, infatti, il suo manifestarsi nella presentificazione dell'evento. La contemporaneità assume quindi la valenza di logos ermeneutico, facendo diventare lo sguardo sul nostro tempo un assunto metodologico e interpretativo. Ma i caratteri con cui questo sguardo si manifesta, sono rivelatori di una riduzione metodologica e comportamentale che ha impoverito la creatività, i significati e il senso della visione, annullando il sentimento sacrale e mitico dell'opera. Per ritrovarlo occorre, perciò, andare ol- tre il concetto di modernità e oltre quello di contemporaneità, cogliendo una dimensione dell'immagine, che al di là del tempo, si pone come enigma e rivelazione mitica e magica del senso e degli archetipi.
L'assenza di narrazione che è pure assenza del mito, caratterizza il manifestarsi di molte opere della contemporaneità, questa deriva delle avanguardie porta a chiederci quanto dell'arte contemporanea sia ancora oggi parlante. Anche perchè scopriamo che proprio i moventi teorici che portavano le avanguardie a voler essere fuori dalla dimensione storica diventano invece abbaglianti bagliori del presente.
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Il sacco di carbone di Kounellis ha la sua identità nel trasferimento in galleria, ma ora è ancora parlante questo transfert? Il linguaggio dell'arte oggi tematizzando l'oggetto, vedi Warhol, e manifestandosi attraverso l'oggetto, ha disertato la narrazione sostituendola con un parodismo estetico, ma se ieri l'orinatoio di Duchamp era provocazione linguistica oggi cos'è? La produzione di trovate dell'avanguardia Dada e Post diventa: “Un significante senza significato, esistente solo perchè esibito” e la galleria d'arte “la cappella della quotidianità” (Elemire Zolla), dove la contemporaneità esercita l'arte come abrogazione e banalizzazione dei significati. In sintesi quasi tutta l'arte della contemporaneità viene a manifestarsi nella “trovata”, diventata sostitutiva della conoscenza intellettuale dell'idea, vedi oggi il consenso dato alle performances figurative di Cattelan. La contemporaneità sembra procedere parodisticamente negando sacralità e mito, che invece fino a Burri nel suo“rattoppato pauperismo francescano” e a Fontana “nell'assolutezza gestuale del taglio” veniva a manifestarsi. La diserzione della complessità dei significati nella narrazione e la volontà ideologica dello “straniamento oggettuale” è stata assunta a comportamento e quasi tutta la contemporaneità dell'arte è diventata una inventio banalizzante avulsa dai contenuti, dove la sovranità dell'impoverimento ideativo la fa da padrona.
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Il senso riposto della sacralità allegorica presente fin dall'antico, non è stato però divorato dal kitschismo contemporaneo, ma ritorna nelle alterità iconiche e allegoriche di Ontani, e in letteratura nei dissolutori aforismi di Cioran, dove l'iconoclastia è ancora manifestazione mistica “sono un mistico perchè non credo in niente” afferma Cioran, dando al “niente” l'assoluto della totalità.
Il catalogo di C.etrA, muove dunque verso il riscatto di una creazione, che al di là della critica alla modernità, auspica un inizio e indizio di superamento della contemporaneità come idea postuma gravida di infelicità.
Al senso del tragico la contemporaneità ha spesso sostituito quella del comico, ma sotto la maschera che porta al riso, si nasconde sempre nella mutante e ciclica circolarità del ritorno, il volto tragico del dionisiaco. 
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