Hokusai sulle orme del Maestro… tra le sue “immagini del Mondo Fluttuante”

02. HOKUSAI 1212Hokusai […] i suoi disegni; le onde sono come artigli che si aggrappano alla nave e riesco quasi a sentirli…”
È quanto scriveva Vincent Van Gogh di Hokusai che deve infatti la sua fama universale alla “Grande Onda”, facente parte della serie di Trentasei vedute del Monte Fuji, che riprodotte ebbero infatti una forte influenza sugli artisti parigini di fine Ottocento, tra i quali Manet, Toulouse Lautrec, Monet e lo stesso Van Gogh appunto, i quali, tutti insieme, furono i protagonisti del celebre movimento Japonisme. Un maestro quindi che ha avuto il grande ruolo di far nascere correnti nuove migrando dall’oriente verso l’Europa. L’opera di Katsushika Hokusai (1760 – 1849) è vastissima ed abbraccia, con il suo ukiyoe (immagini del Mondo Fluttuante), un periodo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento. La sua straordinaria diffusione nel tempo è avvenuta anche grazie al copioso numero dei suoi seguaci, tali da divulgare un nuovo modo di rappresentare. Roma, nelle prestigiose sale dell’Ara Pacis, ha ospitato la sua suggestiva mostra che, a partire dallo scorso 12 ottobre 2017, ha registrato un altissimo numero di visitatori e di apprezzamenti…una mostra insolita che si è articolata in due parti data l’elevatissima delicatezza di alcune opere. Tale mostra è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale, Sovrintendenza ai Beni Culturali con il supporto dell’Ambasciata Giapponese, organizzata da MondoMostre Skira e Zètema Progetto Cultura. A dar conto dell’opera e dell’eredità del grande maestro invece è stato il lavoro attento ed acculturato di Rossella Menegazzo che ha voluto sottolineare quanto in passato l’Italia venisse considerata come “il bacino” della cultura e il Giappone “il fruitore”. Oggi invece pos- siamo ben dire – ella specifica – di essere alla pari, in quanto già nel 2016 si sono succeduti numerosi eventi culturali atti a divulgare la cultura giapponese, nei suoi molteplici aspetti, che vanno dalle arti tradizionali allo sport, non ultimi l’architettura, la fotografia e la cultura culinaria. Esperimento molto ben riuscito, affermiamo noi in quanto le opere dei maestri dell’ ukiyoe erano già state presentate a Milano riscuotendo un vastissimo consenso di pubblico e di critica, non ultimo pertanto, vale la pena di citare, il grande successo ottenuto con la mostra del fotografo giapponese Ken Domon nel 2016, sempre nelle sale dell’Ara Pacis.
03. HOKUSAI 1212Ma vediamo chi è Hokusai!
Egli nasce nel 1760 a Edo (odierna Tokio) e nel 1778 diventa allievo di Shunsho di cui, alla sua morte, eredita la conduzione del suo atelier Tawaraya, mutando la sua firma da “Shunro” a “Sori” ed a questo periodo appartengono infatti i suoi ritratti di più alto livello espressivo della beltà dal viso allungato e nelle elaborazioni prospettiche dei paesaggi. Nel 1798 invece lo vediamo adottare un linguaggio figurativo più originale ed indipendente da ogni altro stile artistico precedente, mutando contemporaneamente il proprio nome in “Hokusai”, tanto bello quanto musicale, nome di cui si servirà pertanto fino al 1813. Indubbiamente l’eccentricità delle sue creazioni pittoriche contribuiscono ad accrescere la sua fama e soprattutto la pubblicazione dei Manga, una sorta di manuali di disegno per pittori professionisti e dilettanti. Dal 1820 invece, all’età di sessant’anni, rinnova il suo linguaggio firmandosi Hokusai Iitsu (“di nuovo stile”). Sono questi gli anni delle sue opere più note, tra cui le Trentasei vedute del Monte Fuji, la Grande Onda, la serie dei ponti e delle cascate, nonché dei grandi e piccoli fiori, facendo sì che il paesaggio diventi un genere autonomo, ed è proprio in questo momento che l’espressione con la figura umana e animale tocca il vertice della perfezione. Lo vediamo, nel 1834, utilizzare il nome di “Manji” (simbolo buddista di buon auspicio) nel primo volume della trilogia delle Cento vedute del Monte Fuji…volume che contiene inoltre il suo testamento spirituale. Successivamente si trasferisce nella città di Uraga e lavora alla produzione di stampe storico-letterarie. Fa ritorno ad Edo, sua città natale, nel 1837 ma un incendio distrugge totalmente la sua casa e tutte le sue opere letterarie. Si dedica, subito dopo, alla raffigurazione dei leoni cinesi, una sorta di esorcismi quotidiani, considerati dei veri e propri talismani contro avversità, malattie e disgrazie. Realizza poi importanti dipinti a Obuse, dove si reca nei suoi ultimi anni… dove muore, nel 1849.
“Sin dall’età di sei anni ho amato dipingere qualsiasi forma di cosa. All’età di cinquanta ho disegnato qualcosa di buono, ma fino a quel che ho raffigurato a sessant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré 04. HOKUSAI 1212ho un po’ intuito l’essenza della struttura della natura, uccelli, pesci, animali, insetti, alberi, erbe. A ottant’anni avrò sviluppato questa capacità ancora oltre mentre a novanta riuscirò a raggiungere il segreto della pittura. A cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Scrivo questo in tarda età. Usavo chiamarmi Hokusai, ma oggi mi firmo “Manji il vecchio pazzo per la pittura”. Manji il vecchio pazzo per la pittura – 1834
Prefazione alle Cento vedute del Monte Fuji.
Alla luce di quanto sopra, possiamo quindi definire, in parole povere (…ma ricchissime di significato!), il nostro Hokusai uno “sperimentatore” che variava formati e tecniche, che proponeva dipinti a inchiostro e colore su rotoli verticali ed orizzontali, silografie policrome di varie misure per il grande mercato, fino ai più raffinati “Surimono”, usati come biglietti augurali, inviti per eventi ed incontri letterari, cerimonie del tè ed inviti a teatro. I “Manga” invece, sono una raccolta di volumi in cui si possono ammirare centinai di schizzi e disegni, stampati in solo inchiostro nero, e qualche raro, nonché parsimonioso, delicato tocco di vermiglio e che rappresentano un compendio di tanta eccentricità e genialità messa a disposizione di giovani artisti e pittori quali modelli per ogni genere di soggetto.
Tra i suoi allievi di maggiore spicco non possiamo non notare la figura di Keisai Eisen (1790 – 1848), che non fu mai un allievo diretto di Hokusai ma che ne venne fortemente influenzato, e che determinò gli sviluppi delle stampe di bellezze femminili e paesaggi tra gli anni 1810-30. Proprio ad Eisen, presentato in Italia in questa mostra, infatti appartiene la bellissima ed imponente figura di cortigiana rappresentata nella silografia che Van Gogh dipinge alle spalle di Père Tanguy e che utilizza anche sulla copertina del Paris Le Japon Illustré nel 1887.
05. HOKUSAI 1212Di notevole interesse ho trovato, ed è una delle cose che più di ogni altra mi ha emozionata in questa mostra, è stato notare come, nel 1830 a seguito dell’introduzione del blù di Prussia (uno dei miei colori preferiti!), Eisen abbia orientato la sua produzione pittorica verso la realizzazione di stampe monocromatiche…con solo inchiostro blu (aizurie), notevoli per l’eccellenza delle gradazioni tonali, realizzate nel formato del trittico e del ventaglio rotondo.
“Quello che invidio ai giapponesi è l’estrema limpidezza che ogni elemento ha nelle loro opere […].Le loro opere sono semplici come un respiro, e riescono a creare una figura con pochi ma decisi tratti, con la stessa facilità con la quale ci abbottoniamo il gilet. Ah, devo riuscire anche io a creare delle figure con pochi tratti”.
Vincent Van Gogh a Theo Van Gogh
Arles, 23/24 Settembre 1888
Non possiamo che dar ragione a Van Gogh in merito alla “estrema limpidezza che ogni elemento ha nelle loro opere”, un saggio delle quali è stato possibile ammirare nella mostra all’Ara Pacis, che è stata suddivisa in cinque interessanti sezioni, concernenti i temi più alla moda e richiesti dal mercato dell’epoca. La prima sezione denominata Meisho – mete da non perdere, in cui sono state presentate le serie più famose di Hokusai: le Trentasei vedute del Monte Fuji, le otto di ōmi, i tre volumi sulle cento vedute del Monte Fuji, ed un dipinto su rotolo del Monte Fuji presentato per la prima volta in Italia in anteprima assoluta. Erano queste infatti le mete di viaggio e i luoghi celebri che un giapponese di epoca Edo non doveva assolutamente perdere: cascate, ponti e luoghi naturali delle province più lontane, vedute del Monte Fiji da luoghi famosi posti sulla riva del Tōkaido che collegava Edo (Tokio) a Kyoto. Figura di spicco è stata la “Grande Onda” di Hokusai, che si è potuta apprezzare e godere in ben due versioni differenti che si sono alternate suddividendo a metà il periodo espositivo, decisione dovuta , come abbiamo già visto, per ragioni conservative. La prima proveniente dal Museo d’Arte Orientale di Genova e la 06. HOKUSAI 1212seconda dalla collezione Kawasaki Isago no Sato Museum, così come tante altre importanti silografie, riguardanti il Monte Fuji confrontabili in doppia versione.
La seconda sezione è stata dedicata alla Beltà alla moda, una serie di dipinti su rotolo e silografie policrome dedicate al ritratto di beltà femminili e cortigiane delle famose case da tè del rinomato quartiere di piacere di Yoshiwara e che mettono a confronto lo stile del maestro Hokusai con quello di alcuni tra i suoi allievi più famosi tra cui Gessai Utamasa, Ryūryūkyo Shinsai, Hokumei, Teisai Hokuba. Di notevole rilievo è la novità di composizione di Keisai Eisen, con la sua spiccata personalità nel campo del ritratto femminile, in grado di redigere un vero e proprio reportage di moda, tale da evidenziare i Kimono e i tessuti raffinatissimi dai ricercati motivi, coloratissimi e studiati fin nei particolari più minuziosi. È stata adattata in questo contesto anche una piccola ma raffinata raccolta di immagini legate alla seduzione e al mondo del piacere e dell’erotismo, mettendo a confronto Hokusai ed Eisen attraverso silografie “pericolose” (abunae), in cui si intuisce l’intenzione di scambio amoroso senza mai svelarne palesemente l’aspetto sessuale sublimato attraverso la bellezza di stoffe ed abiti che coprono i corpi, conducendo al sogno.
Alla terza sezione è stato dedicato il tema della Fortuna e buon augurio. Silografie ed una serie di undici dipinti su rotolo di Hokusai, raffiguranti le divinità popolari della fortuna, da cui si evince uno dei soggetti in voga all’epoca come portafortuna, protezione, augurio per occasioni speciali…davvero suggestive immagini esposte per la prima volta in Italia.
Catturare l’essenza della natura è stata invece la quarta sezione, dove abbiamo visto Hokusai e allievi a confronto attraverso una serie di dipinti su rotolo provenienti dal Giappone, sul tema della natura e degli animali, al fine di sottolineare i motivi classici della pittura di “fiori e uccelli” e la valenza simbolica di alcuni animali particolari quali il drago, la tigre, la capra ed il gallo, riproposti nello stile di ciascun artista.
07. EISEN 1212I Manga – manuali per imparare – hanno rappresentato la quinta ed ultima sezione. Attraverso la serie completa dei 15 volumi di Manga di Hokusai che ci hanno rimandato ai tratti ed alla forza che il maestro ha dato ad ogni creatura che abbia deciso di rappresentare, ma anche alla sua volontà di insegnare le regole della pittura ad artisti ed appassionati. Affiancato ai volumi di Hokusai è stato possibile vedere un album dell’allievo Shotei che ha ripercorso i soggetti e le forme del maestro, proponendo pagine fitte di disegni e schizzi.
Data l’elevata divulgazione che ha dato all’opera del Maestro Hokusai, è doveroso dare un ultimo sguardo alla figura di Eisen. Egli nasce a Edo, nel 1791, figlio di un samurai nonché dotato calligrafo. La sua vita e la sua arte sono ampiamente documentate dagli “Scritti di un vecchio senza nome” del 1833, opera considerata la sua autobiografia. All’età di vent’anni, a seguito della perdita dei genitori, decide di dedicarsi all’ukiyoe, ed in seguito compone alcuni testi e disegna stampe teatrali. Nelle sue prime opere vediamo raffigurate la beltà femminile, da cui però si distacca presto per cimentarsi nella raffigurazione di donne dal fisico corpulento, stabile, concreto e vitale, prestando molta attenzione ai particolari, all’abbigliamento, agli accessori, al trucco ed alle espressioni facciali. Eisen è stato, a ragione, fonte di ispirazione per lo stesso Van Gogh. Interessante notare come dal 1830, a seguito dell’introduzione del blù di Prussia, Eisen orienta la sua produzione pittorica verso la realizzazione di stampe monocromatiche …con solo inchiostro blù (aizurie), notevoli per l’eccellenza delle gradazioni tonali, realizzate nel formato del trittico e del ventaglio tondo. Nel 1835 disegna ventiquattro stampe della serie “Sessantanove stazioni del Kisokaidò…progetto che però non sarà completato. La serie dei paesaggi assumono una connotazione di grande originalità, fondendo il genere del paesaggio e quello dei ritratti di beltà in una unica immagine. Nel 1833 redige una nuova versione delle biografie di artisti ukiyoe. Muore il 22 luglio del 1848 e sepolto presso il Fukujuin, tempio nel cuore di Edo.
Un sentito ringraziamento ai promotori ed organizzatori di questa importante mostra, nonché alla minuziosa cura della dott.ssa Rossella Menegazzo per averci consentito, con il loro attento lavoro di entrare, così 08. HOKUSAI 1212capillarmente in questo mondo di “immagini del Mondo Fluttuante”, tra paesaggi, cascate, scorci del Monte Fuji e tanto altro ancora, il tutto espresso e descritto con i suoi delicati equilibri cromatici, portandoci spesso ed inavvertitamente tra i “flutti”…sulla sommità delle sue famosissime “Onde”!
“Hokusai non era soltanto un pittore. Aveva curiosità leonardesche si interessava di architetture di macchine strane di costumi si divertiva a fare strabilianti caricature (io l’ho conosciuto quando lui era già andato a curiosare nell’altro mondo. Grazie caro amico, grazie del tuo insegnamento allegro”.
Bruno Munari - (The sea as a craftsman)