I messaggi dell'anima nelle opere simboliche di KARIMA LARABA

di Svjetlana Lipanović
La prestigiosa Galleria della Biblioteca Angelica ha ospitato dal 2 al 12 ottobre, nella Città Eterna una splendida mostra intitolata “La Maschera e il vortice” a cura di Giuseppe Ussani d’Escobar, critico d’Arte con cui l’artista algerina Karima Laraba si è presentata al pubblico romano. Le opere di una rara bellezza, esposte negli ampi spazi della Galleria, hanno raccontato tramite immagini luminose e installazioni enigmatiche l’universo simbolico creato dalla pittrice, colmo di significati nascosti.
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Nata in Algeria, vicino al mare, già nell’infanzia felice scoprì il suo grande innato talento per la pittura. Frequentò “Les Boeaux-Arts d’Alger” per perfezionarsi, prima di cominciare ad esporre con successo in patria. La seconda tappa del suo percorso artistico è Parigi, il celebre quartiere di Montparnasse in cui nel suo atelier ha sperimentato varie tecniche pittoriche: ad olio, acrilico, acquerello, tecnica mista, disegno a mano libera, gessetto, carboncino, pastelli. Inoltre, ha realizzato innumerevoli decorazioni pittoriche adoperando la tecnica dell’affresco e della pittura a calce, oppure il trompe l’oeil. La sua creatività si è espressa anche nelle sculture realizzate in gesso e in cartapesta con assemblaggio dei diversi materiali ricercati. La stessa pittrice si definisce “come un tramite attraverso cui fluiscono le ispirazioni, le emozioni forti che simili a un vortice si trasformano nelle sue opere”. Per lei creare, significa respirare, vivere, cogliere con l’attenzione le bellezze e gli orrori del mondo in seguito immortalati sulle tele per trasmettere agli spettatori un messaggio scritto nel linguaggio universale dell’arte.
La mostra allestita a Roma, racchiude come in un prezioso scrigno le più rappresentative creazioni frutto delle esperienze e delle ricerche passate. Ogni tela, ogni scultura visibile è un racconto che tra il sapiente uso dei colori, delle luci e dei vari materiali ci parla in modo silenzioso delle attuali tematiche, spesso dram- matiche della società contemporanea. L’artista con la sua sensibilità ed immaginazione intuisce l’avvicinarsi della apocalisse che potrebbe distruggere il nostro fragile mondo, l’armonia della natura profondamente offesa dallo sfruttamento e dalla incuria del genere umano. Una vera denuncia è l’opera che parla dei paesaggi desolati in cui “Non c’è più niente da pescare”, mentre si nota su un altro quadro, il gruppo dei sopravvissuti alla ricerca del mondo nuovo. Le sculture con i perfetti visi impenetrabili delle maschere bianche sono la personificazione di vari mali nascosti che divorano la società. “Il mistero dei fiori di Giano”, con la sua maschera bifronte è una accusa forte al consumismo sfrenato. La maschera da una parte ingoia la plastica, mentre sul lato opposto si nota la bocca piena dei fiori contaminati fatti dallo stesso materiale che inquina la natura. La ricerca spasmodica della bellezza eterna si è materializzata nella maschera di cartapesta e il manichino biodegradabile intitolato “L’ossessione della bellezza”. Un'altra scultura inquietante è il manichino attorniato da libri con le sembianze celate dalle garze, il simbolo dell’umanità in ginocchio davanti a un sempre più crescente degrado culturale. “L’angelo della pace” si intravede nel fondo bianco come un accenno della speranza, simile alle luci che sono sempre presenti anche nei quadri più tenebrosi e con le tematiche più complesse, perché la luce della speranza, secondo la pittrice non si deve spegnere - mai! Con queste installazioni simboliche, la pittrice si avvicina alla Pop Art rappresentata da George Segal e alla Funk Art americana di cui Edward Kienholz è uno dei maggiori esponenti, ed anche a Joseph Beuys.
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Una delle caratteristiche affascinanti nelle opere di Karima Laraba, oltre l’eccezionale padronanza del colore è la luce che si sprigiona dall’interno delle tele creando una atmosfera rarefatta, sognante fatta di mille sfumature. Particolarmente nei paesaggi, i quadri richiamano il grande pittore inglese Turner, maestro insuperabile delle atmosfere suggestive. La pittrice si lascia travolgere dalla natura, dalla potenza di elementi che la dominano, dalla struggente bellezza del creato. Così nasce “L’onda” un inno all’indomita potenza del mare, “Autunno” una sinfonia delle foglie spazzate dal vento, “Unione della forza nella luce” omaggio alla Regina natura. Algeria “il locus amoenous” è rappresentata con la riva del mare, da cui l’artista è partita per approdare prima nella capitale francese e successivamente a Venezia ritratta nel quadro “La Venezia nel vetro”. Il richiamo irresistibile dell’acqua un elemento rigeneratore, avvolgente, tranquillizzante con cui si sente in simbiosi l’ha portata nella città lagunare dove ha aperto il suo atelier “Myosotis Karima arte”, una vera fucina di creazioni eccellenti, tutte da decifrare. Finora, la pittrice oltre ad esporre nel suo atelier, ha partecipato a diverse Mostre e Rassegne d’Arte, presso gli spazi espositivi sparsi nel mondo:
Consolat Général d’Algérie à Paris “La Baix d’Alger”, “Collettiva di Artisti Algerini” presso l’Ambasciata degli Stati Uniti in Algeria, nel 2000, “Omage a Edouard Mac Avoy” Maison de la Radio-Peintres Du Spectacle-Association Charles Bassompierre a Parigi, “L’autre” Cercle National Des Armées, a Parigi nel 2009, “Tra il Reale e l’Irreale” Spazio Bianco nel 2012, a Venezia, dal “La Maschera e il Vortice” presso la Galleria della Biblioteca Angelica, nel 2019 a Roma. Le mostre elencate sono visibili su internet: http:// www.bibliotecaangelica.beni culturali.it/index.php?it/208/archivio-eventi/313/karima-laraba-la-maschera-e-il-vortice
www.cnaparis.com
www.consulat-paris-algerie.fr.
L’immenso potere immaginativo, con cui si distingue ogni vero artista, unito al talento, alla preparazione, all’impegno costante e appassionato porteranno senza dubbio Karima Laraba a lasciare un segno indelebile nel mondo dell’arte, con i suoi messaggi dell’anima nascosti nelle sue opere simboliche.