JOSIP LALIĆ - pittore cosmopolita (1867-1953)
di Svjetlana Lipanović
La vita movimentata di Josip Lalić, segnata dai viaggi, iniziò il 13 settembre 1867 a Split (Spalato) città dalmata distesa sulla riva del mare in Croazia. La prima tappa nel suo lungo cammino esistenziale fu l’Italia e nella bella città lagunare della Serenissima si iscrisse presso l’Accademia di Venezia. Sotto la guida di Pompeo Molmenti approfondì gli studi pittorici per trasferirsi nuovamente in Belgio. Un incontro fortunato gli fece conoscere nel 1893 il fratello del re Leopoldo di Belgio, il conte di Fiandra, da cui ottenne numerose commissioni.
Nel 1896-1897 Lalić soggiornò a Milano e si dedicò con passione alle illustrazioni. In seguito si trasferì a Parigi dove realizzò i magnifici ritratti e poi si recò a Londra. Il pittore rientrò a Split nel 1900 e scelse per la sua residenza Dubrovnik (Ragusa), in cui soggiornò dal 1902 fino al 1919. Gli anni trascorsi nell’antica città sono stati particolarmente fecondi e si può dire che il pittore raggiunse lì, l’apice della creatività. Egli realizzò una serie di stupendi quadri con cui, oltre alle scene sacrali, immortalò i meravigliosi paesaggi dalmati e la popolazione nei propri pittoreschi costumi tradizionali nell’ambiente cittadino. Il maestro fu sostenitore della pittura all’aria aperta molto in voga tra gli artisti. Dipinse le tele nelle quali la luce è la protagonista indiscussa che ricordano vagamente gli impressionisti. Lalić fece parte del gruppo “Medulić” e partecipò alle numerose mostre e si dedicò all’insegnamento. A Dubrovnik lasciò una bellissima “Allegoria della misericordia” visibile al Palazzo ducale (Knežev dvor), del 1907, che è solo uno dei capolavori eseguiti secondo le numerose commesse ricevute durante la permanenza nella Città. Alla fine della Grande guerra riprese i suoi viaggi poiché dovette espatriare di nuovo per problemi politici nel 1919. La destinazione fu l’Italia ed a Roma fece parte del cenacolo di artisti che si riunivano a Villa Strohl-Fern dove l’eccentrico conte alsaziano Alfred Strohl offriva ospitalità a poeti, pittori, musicisti tra cui: Ranier Maria Rilke, Francesco Trombadori , Carlo Levi ed altri. Il pittore, conosciuto in Italia anche con il nome tradotto di Giuseppe Lallich, ebbe una notevole attività espositiva nelle città italiane e nel mondo. Per la Galleria d’Arte Moderna a Roma, lo Stato italiano acquistò vari paesaggi dalmati tra cui il quadro “La via di Ragusa”.
Altri temi preferiti del pittore croato furono, oltre già nominati motivi dalmati - un omaggio costante alla sua terra d’origine - scene di guerra, ritratti spesso dedicati alle belle donne ragusee e della Valle dei Canali (vicino a Dubrovnik), vestite negli abiti caratteristici della zona oppure al folclore del popolo morlacco, marine con il mare visto nell’alba o nei momenti crepuscolari del giorno. è una pittura molto personale, soggettiva in cui l’artista esplora il mondo reale e delle emozioni fissando le immagini in composizioni innovative, illuminate con le luci delicate proprie della sua natura sensibile. Attualmente, Lalić, pittore eccellente, è conosciuto solo da veri esperti dell’arte mentre il grande pubblico ignora la bellezza delle sue opere. Con una grande mostra retrospettiva a Dubrovnik allestita il 6 giugno 2015 nella “Galleria Dulčić, Masle, Pulitika”, si è cercato con numerose opere provenienti dal Museum of Modern Art Dubrovnik (UGD – Umjetnička galerija Dubrovnik) e da collezioni private di avvicinare agli appassionati d’arte, il mondo pittorico affascinante di Lalić. Qualche anno prima, a Roma era stata inaugurata una mostra dedicata all’artista dal 29 gennaio al 10 febbraio 2007, al Palazzo degli Uffici di Roma Eur (Sala Quaroni). L’esposizione presentò circa una cinquantina d’opere, quasi tutte inedite, dell’artista ingiustamente dimenticato. Josip Lalić, pittore cosmopolita ha vissuto nella Città Eterna fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1953. La sua eredità pittorica aspetta di essere riscoperta e valorizzata; nel tempo a venire, tutto ciò sicuramente si realizzerà, perché le sue opere hanno un valore indiscusso ed eterno.
La vita movimentata di Josip Lalić, segnata dai viaggi, iniziò il 13 settembre 1867 a Split (Spalato) città dalmata distesa sulla riva del mare in Croazia. La prima tappa nel suo lungo cammino esistenziale fu l’Italia e nella bella città lagunare della Serenissima si iscrisse presso l’Accademia di Venezia. Sotto la guida di Pompeo Molmenti approfondì gli studi pittorici per trasferirsi nuovamente in Belgio. Un incontro fortunato gli fece conoscere nel 1893 il fratello del re Leopoldo di Belgio, il conte di Fiandra, da cui ottenne numerose commissioni.
Nel 1896-1897 Lalić soggiornò a Milano e si dedicò con passione alle illustrazioni. In seguito si trasferì a Parigi dove realizzò i magnifici ritratti e poi si recò a Londra. Il pittore rientrò a Split nel 1900 e scelse per la sua residenza Dubrovnik (Ragusa), in cui soggiornò dal 1902 fino al 1919. Gli anni trascorsi nell’antica città sono stati particolarmente fecondi e si può dire che il pittore raggiunse lì, l’apice della creatività. Egli realizzò una serie di stupendi quadri con cui, oltre alle scene sacrali, immortalò i meravigliosi paesaggi dalmati e la popolazione nei propri pittoreschi costumi tradizionali nell’ambiente cittadino. Il maestro fu sostenitore della pittura all’aria aperta molto in voga tra gli artisti. Dipinse le tele nelle quali la luce è la protagonista indiscussa che ricordano vagamente gli impressionisti. Lalić fece parte del gruppo “Medulić” e partecipò alle numerose mostre e si dedicò all’insegnamento. A Dubrovnik lasciò una bellissima “Allegoria della misericordia” visibile al Palazzo ducale (Knežev dvor), del 1907, che è solo uno dei capolavori eseguiti secondo le numerose commesse ricevute durante la permanenza nella Città. Alla fine della Grande guerra riprese i suoi viaggi poiché dovette espatriare di nuovo per problemi politici nel 1919. La destinazione fu l’Italia ed a Roma fece parte del cenacolo di artisti che si riunivano a Villa Strohl-Fern dove l’eccentrico conte alsaziano Alfred Strohl offriva ospitalità a poeti, pittori, musicisti tra cui: Ranier Maria Rilke, Francesco Trombadori , Carlo Levi ed altri. Il pittore, conosciuto in Italia anche con il nome tradotto di Giuseppe Lallich, ebbe una notevole attività espositiva nelle città italiane e nel mondo. Per la Galleria d’Arte Moderna a Roma, lo Stato italiano acquistò vari paesaggi dalmati tra cui il quadro “La via di Ragusa”.
Altri temi preferiti del pittore croato furono, oltre già nominati motivi dalmati - un omaggio costante alla sua terra d’origine - scene di guerra, ritratti spesso dedicati alle belle donne ragusee e della Valle dei Canali (vicino a Dubrovnik), vestite negli abiti caratteristici della zona oppure al folclore del popolo morlacco, marine con il mare visto nell’alba o nei momenti crepuscolari del giorno. è una pittura molto personale, soggettiva in cui l’artista esplora il mondo reale e delle emozioni fissando le immagini in composizioni innovative, illuminate con le luci delicate proprie della sua natura sensibile. Attualmente, Lalić, pittore eccellente, è conosciuto solo da veri esperti dell’arte mentre il grande pubblico ignora la bellezza delle sue opere. Con una grande mostra retrospettiva a Dubrovnik allestita il 6 giugno 2015 nella “Galleria Dulčić, Masle, Pulitika”, si è cercato con numerose opere provenienti dal Museum of Modern Art Dubrovnik (UGD – Umjetnička galerija Dubrovnik) e da collezioni private di avvicinare agli appassionati d’arte, il mondo pittorico affascinante di Lalić. Qualche anno prima, a Roma era stata inaugurata una mostra dedicata all’artista dal 29 gennaio al 10 febbraio 2007, al Palazzo degli Uffici di Roma Eur (Sala Quaroni). L’esposizione presentò circa una cinquantina d’opere, quasi tutte inedite, dell’artista ingiustamente dimenticato. Josip Lalić, pittore cosmopolita ha vissuto nella Città Eterna fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1953. La sua eredità pittorica aspetta di essere riscoperta e valorizzata; nel tempo a venire, tutto ciò sicuramente si realizzerà, perché le sue opere hanno un valore indiscusso ed eterno.