Lo Spazio del cielo

…dall’antico cammino di pellegrinaggio ai primi tre suggestivi interventi di arte contemporanea sulla Via Francigena.
di Marina Novelli
Luoghi tanto inconsueti quanto inaspettati, ma indiscutibilmente ricchi di fascino e di grandi emozioni quelli che la CoopCulture, ha presentato nel suo progetto di arte contemporanea lo scorso 12 Luglio e che, non a caso, ha voluto chiamare: Lo Spazio del cielo... nello spettacolare cammino della Via Francigena, esattamente nel tratto compreso tra Viterbo, Vetralla e Caprarola, compiendo un percorso semicircolare intorno al Lago di Vico, lago di origine vulcanica che vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani. È stato questo l’ambìto risultato tra i sette progetti selezionati dalla Regione Lazio nell’àmbito dell’Avviso Pubblico Arte sui Cammini. Lo Spazio del cielo rientra infatti nelle attività di valorizzazione e divulgazione del patrimonio paesaggistico, nonché storico-artistico, promosse da CoopCulture, la più grande cooperativa operante nel settore dei beni e delle attività culturali ed operante in ben 250 siti in Italia, tra musei, biblioteche, luoghi d’arte e di cultura, con il preciso obiettivo di avvicinare i diversi pubblici all’espressione artistica nei suoi molteplici aspetti e manifestazioni.
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Da molto tempo inoltre, impegnata sul fronte della sostenibilità, per la CoopCulture gli eventi dei cammini e la Francigena hanno segnato l’occasione per una promozione del territorio e delle sue indiscusse bellezze paesaggistiche, ricche di panorami mozzafiato e recessi che invitano alla contemplazione, meditazione… rinascita spirituale! Nella data dello scorso 12 luglio sono state inaugurate tre delle quattro opere previste dal progetto ed ha avuto luogo infatti un evento, come abbiamo visto, itinerante tra Viterbo, Vetralla e Caprarola. Il titolo del progetto deriva dalla radice del termine “contemplazione”, ovvero dal latino cum templum (nel mezzo dello spazio del cielo); si tratta infatti di uno spazio identificato dal “lituo degli aúguri”, uno spazio tracciato che veniva suddiviso poi in regioni, faste o nefaste, allo scopo di trarne presagi dal volo degli uccelli e riprodotto sul terreno per l’identificazione dei luoghi dove compiere sacrifici per gli dei. Il templum è quindi la geografia sacra che, proprio nel territorio dell’antica Etruria, ha suggerito l’identificazione delle prime aree in cui fondare i luoghi di culto. Le opere esposte lungo un percorso ad anello intorno alla caldera del lago di Vico, orientando il passo, illuminando il percorso come lanterne, risuonando nel paesaggio, simili a stazioni che segnano sempre un confine, l’arrivo in un centro abitato, il varco di un limite o l’inizio di una nuova fase del cammino.
La nostra visita è iniziata con il suggestivo Campo sintonico dell’artista Matteo Nasini, consistente in un gruppo di quattro installazioni in acciaio corten (materiale particolarmente versatile adatto per architettura e design), posizionate nei pressi dell’area di lancio dei deltaplani all’interno della Riserva del Lago di Vico. Il titolo dell’opera offre una chiave di lettura dell’intervento appositamente concepito per Caprarola, e più precisamente alla sua località Poggio Nibbio. Luogo questo particolarmente esposto ai venti che dalle sculture vengono intercettati e di cui, dal loro infrangersi, vengono prodotti dei suoni, inaspettati, che con la loro armonia naturale amplificano notevolmente le suggestioni del paesaggio.
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L’installazione, composta da quattro sculture che delimitano un perimetro acustico, è un progetto eco-compatibile che non produce alcun impatto ambientale ma in grado di produrre invece un suono continuo, autonomo e indeterminato… un suono non catalogabile come musica, irriproducibile e unico, creando così le condizioni per un’esperienza umana specifica e imprevedibile. Effetto questo dovuto solo alla direzione, alla tipologia e all’intensità degli elementi atmosferici. Il termine “sintonico” fa infatti riferimento a uno strumento eolico che genera un accordo di suoni che non possono essere scritti, diretti o suonati dall’uomo.
Dalle suggestioni di Caprarola siamo passati a Vetralla, al suo Fossato Callo, Strada Foro Cassio, dove la scultrice Elena Mazzi ha coniugato ben 300.000 anni in 344 centimetri! Una mirabile scultura realizzata dalla stessa e in collaborazione con l’artigiana svizzera, “scalpellina doc”, Regula Zwicky. Scultura consistente in una lunga lastra di peperino elevata per mezzo di un piedistallo in corten leggermente inclinato all’altezza della mano proprio per agevolare l’azione del “tatto” da parte dell’osservatore… sembra quasi un invito ed è infatti bellissimo poterla sfiorare! Sulla lastra di marmo è scolpita una sorta di mappa sensibile delle trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese, dovute principalmente all’eruzione del vulcano Vicano, a partire proprio da circa 300.000 anni fa. La scultura, a mio parere estremamente importante ed esteticamente bella anche a vedersi è l’esito di un percorso di ricerca condotto dall’artista sul territorio in collaborazione con geologi e naturalisti ed è di fatto un palinsesto di superfici e forme scaturite dai diversi fenomeni di pietrificazione delle lave. L’artista ci ha illustrato quanto in passato abbia condotto una serie di esplorazioni sul territorio, collezionando rilievi, mappe, disegni delle emergenze geologiche più interessanti e peculiari. D’ora in poi, viandanti e camminatori toccheranno la pietra, ripetendo il gesto di devozione dei pellegrini verso le icone sacre e proprio a causa di questo “accarezzamento”, la scultura si modificherà nel tempo. È pertanto importante aggiungere che la sistemazione naturalistica dell’area sorgiva di Fossato “Callo”, sulla Via Francigena del Nord, ha riguardato la messa a dimora di piante acquatiche autoctone, nell’intento di assecondare la naturale conformazione dell’alveo del Fossato “Callo”, nonché l’intervento manutentivo del Fontanile ha previsto la pulizia dalla vegetazione infestante e la risistemazione delle parti murarie del suggestivo complesso di vasche comunicanti costruite in muratura di peperino e pezzame, alimentate da una sorgente che sgorga dalla rupe tufacea.
Dulcis in fundo… la Lanterna termale! Siamo arrivati alla zona termale di Viterbo, Strada Bagni, dove l’artista Alfredo Pirri ha individuato nella guardiola delle Ex Terme Inps, tra i primi edifici pubblici che si incontrano lungo la Via Francigena alle porte di Viterbo, complesso che da anni versa in stato di abbandono, la possibilità di definire un segno tangibile per il camminatore in procinto di arrivare nella Viterbo stessa. L’intenzione è stata quella di trasformare questa piccola costruzione, un casotto di pochi metri quadri, in una “lanterna accesa”. Lo stesso Pirri afferma: “Adesso la palazzina sta lì, spazio vuoto e abbandonato, a controllare una confluenza di strade, cerniera simbolica fra pubblico e privato, campagna e città. È lì come una sentinella immobile, invecchiata e stanca che attende il cambio. La palazzina può diventare una scultura.
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Una lanterna luminosa dalla forma solitaria e solida. Brillante di notte, come un faro che orienta i passanti e che di giorno torna muta con occhi e bocca tappati dal fremito di ali di uccelli in transito”. L’artista è intervenuto aggiungendo un sottile basamento, in grado di conferire al piccolo edificio una valenza quasi scultorea, e installando delle vetrate realizzate con l’inserto di piume, che con il loro candore, consentono all’architettura di diventare una lanterna morbidamente luminosa, emanando una luce quasi “vaporosa” capace di generare una sorta di cortocircuito tra la dimensione monumentale e il carattere etereo dell’intervento, tra il cemento solido e l’elemento luminoso. Già, proprio così! Una lanterna posizionata proprio all’incrocio di più strade che sembra voglia sottolineare il loro intersecarsi, posta al confine tra campagna e città, in grado di orientare simbolicamente i passanti… e non solo!... perché personalmente ho ritenuto di grande interesse il fatto di inserire delle opere d’arte in un contesto così insolito...opere d’arte a tu per tu con la natura, accarezzate dal vento e baciate dal sole o dalla pioggia, ma sempre lì, ferme, a testimoniare il grande lavoro dell’uomo. La Via Francigena è un suggestivo insieme di vie (dette anche vie romee), che fin dal Medioevo hanno costituito un ardito sistema viario che provenendo da Londra e Canterbury attraversavano la Manica tra Dover e Calais, attraversando la Francia (Europa occidentale) conducendo fino a Roma (Sud Europa), per raggiungere poi la Puglia che con il suo porto d’imbarco a Brindisi, permetteva, ieri come oggi, ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa. È importante ricordare che già nel Medioevo la Via Francigena era, insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela, meta di numerosi pellegrinaggi denominati peregrinationes maiores, formando un percorso di ben 79 tappe e la tappa romana prevedeva la visita alla tomba dell’apostolo Pietro. Luoghi questi preposti alla meditazione, alla contemplazione… all’arricchimento spirituale. Last but not least, è importante sottolineare quanto proprio la grande presenza di pellegrinaggi, camminatori e viandanti, persone con culture diverse quindi e di di- verse provenienze ed etnie, abbia incrementato ed impreziosito lo scambio delle loro e delle nostre culture, dei linguaggi e delle arti… il preludio all’attuale Unione Europea! Mi appassiona pensare che simili installazioni, grazie all’altissima sensibilità della CoopCulture e dell’Arci di Viterbo, perdurando nel tempo, saranno poli d’attrazione permanente e di riflessione nonché di riqualificazione dei luoghi per i futuri camminatori, viandanti e pellegrini che si accingeranno ad attraversare questi luoghi… consentendo loro anche una sorta di “esplorazione spirituale”. E fortunatamente non finisce qui! Nel prossimo mese di settembre infatti, ci sarà l’inaugurazione dell’attesa ultima quarta opera… Lo spazio del cielo si arricchirà quindi di un’altra installazione, quella dell’artista Teodosio Magnoni…Fantastic! We are looking forward!