"Nel segno della Musa"


Le interviste di Marilena Spataro

Renata Augusta VENTURINI
Ritratti d'artista Maestri del '900
photobio

Lei nasce pittrice, ma nel tempo ha realizzato parecchie sculture di cui alcune monumentali. Quale la poetica di fondo che fa da filo conduttore alla sua arte. E quali i linguaggi artistici e le forme espressive che meglio la rappresentano?
La pittura è senza dubbio il mio “raccontare” le emozioni, le ansie, lo stupore, la solitudine in ciascuno di noi, l'immensità che ci circonda e ci spaventa. Ho studiato e sperimentato per anni teniche e materiali diversi. Attraverso la scultura che mi ha offerto notevoli opportunità, esprimo la stessa tematica della pittura, e che, a parte la splendida sensazione che offre la tridimensionalità, continua lo stesso rac- conto, usa lo stesso linguaggio e propone lo stesso protagonista: l'essere umano. Sono ‘figurativa’ per una scelta netta, precisa, fin dagli esordi, pur essendo, anche allora, perfettamente consapevole che sarebbe stato un cammino non semplice e destinato ad incontrare parecchie incomprensioni. Se dovessi scegliere 'movimenti' o una corrente artistica, cui fare riferimento, direi il Simbolismo e la Metafisica.
Come avviene il suo incontro con l'arte e quali i maestri al tempo della sua formazione in Accademia e del passato che più l'hanno influenzata?
Il mio primo incontro con l'arte è avvenuto da bambina: ho incontrato un meraviglioso angelo che mi guardava con severità mentre si apoggiava con entrambe le mani sull'elsa di una spada di bronzo. Era una stupenda statua di marmo a grandezza umana, probabilmente dell' 800, ero al cimitero di Rimini. Potevo toccarla, ci divideva solo un cancelletto di Auroraferro. Fu, forse, la prima emozione che mi raggiunse e mi sorprese. Poi ce ne furono molte altre... e se prima disegnavo perchè mi piacevano i colori, cominciai a fare ritratti, volti, figure. Poi arrivò l'Accademia, dove ho avuto il privilegio di avere un grande maestro: Umberto Folli. Folli mi ha insegnato cos'è la pittura, la tecnica in tutte le sue forme, il rigore necessario, la severità con se stessi, l'allontanamento da qualsiasi forma di com- piacimento. Poi Toni Zancanaro, incisione e litografia... la libertà espressiva assoluta, libera da ogni schema e una perfezione tecnica che ci costrinse ad essere bravi. Infine, Raffaele De Grada, storico, fra i grandi, della Storia dell' Arte. Lezioni che aprivano la mente, visioni del passato che diventavano presente. Amavo mol- to questa materia e grazie a De Grada ho imparato che non esistono confini temporali, che l'arte rappresenta sempre il momento di massima elevazione di una civiltà così come rappresenta l'abisso in cui essa sprofonda nell'ignoranza e nella crudeltà.
Come pittrice è conosciuta soprattutto per l'originalità dei suoi paesaggi ispirati alle Valli del Delta del Po e per le sue figure, prevalentemente femminili, evocative di personaggi e atmosfere del mito. Nell'uno e nell'altro caso opere caratterizzate da un immaginario pagano simbolico e archetipico che affonda le sue radici in un mondo arcano e ancestrale. Quale la weltanschauung e i canoni estetici da cui nascono questi suoi lavori ?
La “Valle” - nel Ravennate si chiamano valli le grandi distese di acqua, spesso salmastra - esercita su di me un immenso potere: mi attrae, mi invita ad entrare nel labirinto dei suoi canneti a scoprire il mistero che nasconde. L'acqua ferma, apparentemente immobile, che riflette i colori del cielo, i lunghi corridoi di alte canne che nascondono forme di vita a noi invisibili, l'esistenza, come noi l'intendiamo, si svolge segreta sotto l'acqua opaca che non lascia penetrare la vista... solo alcuni uccelli si mostrano a noi, in particolare i solitari aironi. Di questi mi affascina la forma, elegante e curvilinea in un paesaggio lineare, l'ampiezza delle loro ali, grandi e possenti e, soprattutto, la loro indifferenza. La valle diventa, Betulle al tramontonel mio sentire, la rappresentazione della vita, la nostra: nulla è realmente quello che sembra, impossibile conoscere la verità nel mondo che ci circonda, abbiamo solo una certezza, quella della morte senza sapere quando avverrà. Ognuno di noi, umani pensanti, cerca una ragione, conscia o inconscia che sia, che giustifichi la sua esistenza, per riempire il vuoto, per vincere la solitudine: il potere, l'amore, la ricchezza, la creatività, la fede in un dio... non siamo poi così diversi dai nostri antenati più antichi. Portiamo ancor oggi dentro di noi le radici che ci hanno cresciuto, le stesse ambizioni, gli stessi sogni e le stesse domande. Le mie figure (scelgo spesso quelle femminili: mi collego alla Grande Madre, il simbolo più antico che ci è giunto e che rappresenta l'umanità intera) sono a volte inconsapevoli, quasi sorprese, stupite di esistere, altre volte hanno accettato il loro ruolo con ironia e sembrano lanciare una sfida al mondo. I miei canoni? La semplicità e la chiarezza che si possono raggiungere quando la pittura diventa essenziale, quando si ha il coraggio di eliminare l'effetto che stupisce o i particolari che attirano l'attenzione. Ha presente gli affreschi pompeiani della Villa dei Misteri?
E' possibile cogliere una correlazione tra il suo lavoro artistico e l'astrologia, “arte” di cui si interessa, che ha studiato, pratica con successo e che, se non erro, l'ha affascinata fin da giovane. Ce ne parla?
Mi avvicinai all'Astrologia un po' per caso e un po' per curiosità, quindicenne. Scoprii che i pianeti del sistema solare non solo avevano i nomi degli dei dell'Olimpo ma ne rispecchiavano anche le caratteristiche che mi avevano affascinato leggendo le loro gesta nei tanti testi di mitologia greca, Robert Graves in particolare; fu inevitabile che mi immergessi con entusiasmo nello studio di questa materia. L' Astrologia, si rivelò difficile, complessa, ma sempre più sorprendente: potevo scoprire chi ero io, i miei difetti, le mie potenzialità. Uno studio che durò molti anni, in solitudine con la sola compagnia dei miei maestri (Lisa Morpurgo ed Andrè Barbault in particolare) dedicandovi ogni ora libera da impegni, anche con sveglie all'alba. Alla fine sono giunta alla conclusione che è anche la risposta alla sua domanda: la mia creatività è figlia di Nettuno, signore delle acque (rappresenta, tra l'altro l'inconscio collettivo) e di Urano, signore del cambiamento (e dell'Astrologia stessa).
Da una parte sembra che nell'arte contemporanea si vada affermando, specialmente in Europa, un ritorno a forme espressive più legate alla tradizione e alla figura. Dall’altra, però, molti artisti vengono accusati di muoversi su coordinate individuali, rivolte più alla spettacolarizzazione che a un progetto artistico. Qual è il suo parere?
Ritengo che l'artista abbia il diritto e il dovere di seguire il suo daimon anche contravvenendo alle mode e al giudizio del mercato senza accettare influenze od obblighi esterni. Se, al contrario esegue quanto gli viene richiesto per avere un successo sicuro significa, secondo me, che più che dell'arte l'interesse è il denaro e l'autostima è carente.
scacchiera in bronzo gli arcaniQual è la sua previsione sul futuro delle arti figurative, in particolare le più tradizionali quali pittura e scultura, in un mondo globalizzato e in un'era come la nostra, segnata irrimediabilmente dal virtuale e da tecnologie sempre più avanzate e socialmente invasive, seppure spesso di grande utilità?
Sono un'inguaribile ottimista: le arti, tutte, resisteranno ad ogni assalto perchè sono una componenete inscindibile dall'essere umano. Si potranno avere tempi di oscurantismo, ma, prima o poi torneranno sempre ad emergere... come a Pompei, dopo molti secoli, artisti sconosciuti che ci offrono il dono inestimabie della loro opera. Ci penserà l'intelligenza artificiale a superare di gran lunga gli artisti digitali e allora l'opera artistica ‘umana’ tornerà preziosa.
guardiano01Quali i suoi progetti futuri e i suoi sogni?
Progetti futuri tanti, soprattutto un progetto cui ho lavorato sette anni: 15 grandi tele dipinte con un solo tema che diventa ogni giorno più angosciante. Il mio sogno è che finalmente possa esporre queste opere in mostre che diventino itineranti... vedremo. In concreto chiuderò il 2024 con una esposizione che mi permetterà di augurare ad amiche ed amici delle serene festività natalizie, poi mi chiuderò nel mio studio a completare un lavoro iniziato sul tema delle valli (esistono Creature immortali, invisibili all'occhio umano che vivono tra i canneti - Mitologia valliva), mentre inizierò altri lavori molto stimolanti per il 2025.
Altro in questa categoria: « Art&News SAM Invest - Group »