“Ritratti d’artista” - Protagonisti della contemporaneità

Ideatore della corrente del SOVRAPPOSIZIONISMO e suo maggiore esponente, conosciuto e stimato a livello internazionale,
Fabio Castagna, qui si racconta.

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Foto 1Maestro Castagna, quando è avvenuto il suo incontro con l'arte e da dove nasce il movente del suo lavoro? Quali i maestri di ieri e di oggi che maggiormente sente più affini?
«In realtà, non ho mai avuto un vero “incontro” con l’arte: da quando ho memoria ho sempre disegnato e dipinto, ancora prima di parlare. Se penso ai Maestri che mi hanno influenzato, direi Giotto e Piero della Francesca, Gauguin e soprattutto Van Gogh (con cui condivido anche il giorno di nascita), poi Derain, Vlaminck e Matisse, il Fauvismo, di cui mi sento continuatore nello spirito. Mi hanno ispirato anche il Futurismo, specialmente Gerardo Dottori, e il grande Edward Hopper.»
Come si sono evoluti nel tempo la sua poetica e il suo stile fino ad arrivare alla corrente del Sovrapposizionismo, di cui è il teorico e massimo esponente?
«Il Sovrapposizionismo nasce da una domanda: viviamo davvero in un mondo reale? In realtà percepiamo solo una parte della realtà, fatta di parzialità e sovrapposizioni. Con il mio lavoro cerco di mostrare la “reale visione della realtà”, eliminando le barriere prospettiche e materiche che la nascondono.»
Lei è nato e vive in un territorio di confine, tra Toscana e Liguria, incastonato tra mare e montagna. Quanto ha influito questo ambiente sulla sua visione artistica ed esistenziale?
«Vivere in una zona di confine permette di confrontarsi con culture diverse e ampliare la mente. Falcinello, borgo antichissimo della Lunigiana, è intriso d’arte e storia: ogni pietra, strada e tramonto raccontano secoli di scambi culturali. È stato quasi naturale, per me, nascere artista.»
Quali le coordinate artistiche della sua immagine plastica e della sua narrazione estetica? Le sue opere rispondono più a un progetto o a un’intuizione del momento?
«Le mie opere nascono da concetti o idee che si sedimentano finché non scatta quello che chiamo “il mio Click”: allora vedo l’opera completa nella mente e sento il bisogno impellente di realizzarla subito, come una necessità fisica.»
Foto 2Come si colloca il suo lavoro nel sistema dell’arte contemporanea? Come vive la contemporaneità e cosa meno condivide del mondo dell’arte attuale?
«Le mie opere esprimono una critica ironica delle contraddizioni del nostro tempo, dominato da ritmi disumani e dall’apparenza. Internet ha inflazionato il mondo d’immagini prive di senso: oggi si valuta un artista più dal prezzo che dal pensiero. L’arte è diventata prodotto. Ma confido che, come dice Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”.»
Quale, a suo avviso, il rapporto tra etica ed estetica? E quanto l’arte influenza la società e viceversa?
«Non c’è arte senza umanità, né umanità senza arte: sono due facce della stessa medaglia. L’arte riflette e insieme forma la società, e proprio attraverso di essa etica ed estetica possono unirsi per migliorare la vita umana.»
Qual è la sua previsione sul futuro delle arti figurative, in un’epoca dove intelligenza artificiale e arte digitale sembrano minacciarle?
«L’intelligenza artificiale - o “deficienza artificiale”, come la chiamo io - non potrà mai sostituire l’arte umana. Può imitare e riprodurre, ma non provare emozioni o concetti: senza anima, resta sterile.»
C’è un suo lavoro o un gruppo di lavori che ama particolarmente o che la rappresentano di più?
«Non c’è un’unica opera, ma alcune a cui tengo per motivi estetici e concettuali. Tutte hanno una matrice rebusistica: invito sempre a leggere i titoli prima di guardarle, perché rivelano il loro significato nascosto.»
Quali, maestro, i suoi progetti futuri e un sogno nel cassetto?
«Si stanno aprendo prospettive negli Stati Uniti e in Asia, con mostre in musei e gallerie importanti. Anche in Europa ho progetti imminenti. Un sogno? Esporre con una personale all’Ermitage di San Pietroburgo o al MoMA di New York.»
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