Les fleurs et les raisins

Trasversali allegagioni d'arte

SE RITORNASSE IL VINO
A LA MONTAGNA

di Alberto Gross
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Maison Maurice Cretaz - musicale come un verso di Ronsard - è una piccola e ancora giovane azienda vinicola valdostana di circa due ettari vitati, dislocati e divisi tra media e bassa valle. L'antico vigneto di Sarre - nei pressi di Aosta - coltivato dal nonno Lie e destinato ad una produzione esclusivamente familiare, rimase pressoché abbandonato per diversi anni fino a quando il nipote Andrea, deciso a interrompere il proprio lavoro da architetto, scelse di custodirlo e di prendersene cura. Assieme alla moglie Manuela e con il supporto di agronomi e ampelografi esperti principiano pazientemente a riassettare e riordinare il vigneto, con l'intenzione di dedicarlo alla coltivazione delle uve autoctone valdostane. Di lì a qualche anno non si lasciano sfuggire l'occasione di acquisire un altro piccolo appezzamento a Pont-Saint-Martin, in bassa valle, ed è qui che veniamo accolti nel tardo pomeriggio di un Ferragosto ancora gentile e niente affatto feroce.
Chi vi scrive avrebbe fin troppa conoscenza degli effetti causati dalla vertigine per altezze elevate da indurlo a recedere di fronte alla prospettiva di addentrarsi e discendere i ripidi terrazzamenti del Domaine Monot, ma il fascino generoso e impervio del luogo è troppo persuasivo per rinunciarvi. La disponibilità e il garbo con cui Andrea e Manuela ci accompagnano tra le pergole scoscese dalle quali pendono splendidi grappoli di Picotendro è direttamente proporzionale all'unicità dello scenario: scopriamo una “vigna giardino” ad ospitare numerose varietà di piante che vivono in armonia e simbiosi con le uve coltivate, specchio di un approccio all'agricoltura che rispetta e protegge il territorio in cui lavora, restituendo poi nel bicchiere le peculiarità e la vita vera del “climat” di appartenenza. Al primo sorso di degustazione in vigna veniamo sorpresi da un temporale inatteso che, tuttavia, ci offre la possibilità di esplorare e trovare temporaneo asilo all'interno di una grotta/deposito scavata nella roccia, degna di un racconto di Lovecraft o di Nodier. Passata la tempesta si torna alla degustazione: il “BOS 2022” è un Picotendro che si apre attraverso note di mirtillo, ribes e cassis, complicate da una trama balsamica di erbe officinali; la complicità del suolo - in prevalenza acido e sabbioso - rende il sorso austero e delicato assieme, con l' imprevedibile, finale freschezza del melograno a smarcarlo da ogni possibile, comune interpretazione del vitigno. Dal Domaine Banques di media valle - con terreni più ricchi di scheletro - assaggiamo “LIE 2021”, un Petite Arvine piacevolmente agrumato, pompelmo rosa e kumquat, oro di zafferano e ancora erbe aromatiche; in bocca il tannino viene equilibrato da un sorso pieno e vellutato, pure confortato dalla sapidità “rocciosa” che nulla disperde dell'elegante sottigliezza dei vini di montagna. logo
Consigliamo l'abbinamento con “L'orage”, brano di Georges Brassens in cui un temporale è foriero di vicende gradevolmente deliziose, proprio come è occorso a noi.
E abbassate la luce.vino
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