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a cura della redazione

foto di Ginevra Barboni
Appartiene ad una illustre famiglia che ha segnato tratti importanti del cinema italiano d’Autore. Lo zio Leonida è stato un magistrale direttore della fotografia, amatissimo da Anna Magnani; il padre Enzo, prima operatore alla macchina poi direttore della fotografia ed infine regista con lo pseudonimo di E.B. Clucher, ha legato gran parte della sua fama a film interpretati da Bud Spencer e Terence Hill e all’indimenticabile filone dei fagioli western.
Frequentatore di set fin da bambino, è stato lui stesso regista e sceneggiatore, ed ha proseguito la carriera familiare con caparbietà e notevole talento.
Uomo di profonda cultura e variegati interessi, vede però il suo prossimo futuro come scrittore ed autore di nuovi testi teatrali, da tradurre anche in lingua inglese e magari da esportare in America. Il suo primo libro, “...E lo chiamerai destino” (Kappa Edizioni) in realtà, già' si trova tradotto ed immesso nel mercato americano. Il primo lancio ufficiale al pubblico del suo secondo lavoro letterario, edito da Viola Editrice e dal titolo “A spasso con il mago. Merlino e io”, è avvenuto alla Casa del Cinema di Roma.
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Prefatto dal poeta e critico letterario Plinio Perilli, il volume si riaggancia ad un celebre corto (“Il Grande Forse”) diretto da Marco Tullio Barboni di qualche tempo fa, con Philippe Leroy e Roberto Andreucci tra i protagonisti “umani”, mentre protagonista a quattro zampe della pellicola era il medesimo protagonista del libro “A spasso con il mago”: l'amato cane Merlino, oggi scomparso. Marco Tullio Barboni è stato recentemente anche tra i vincitori del prestigioso Premio Apoxiomeno 2017 a Firenze. Personaggio poliedrico, Marco Tullio è un grande amante delle opere d'arte e, come già suo padre prima di lui, ama celebrare gli eventi pregnanti della sua vita con l'acquisto di un'opera che lo abbia particolarmente colpito. Lo abbiamo incontrato in un assolato pomeriggio romano di questa primavera inoltrata.
Marco Tullio, come descriveresti il tuo rapporto con l'Arte?
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Il mio rapporto con l’arte è strettamente connesso all’emozione che l’opera d’arte riesce a suscitare in me. A questo proposito, sono particolarmente in sintonia con una riflessione di Oscar Wilde il quale affermava che “esistono due modi per non apprezzare
l’arte: il primo consiste semplicemente nel non apprezzarla, il secondo, nell’apprezzarla con razionalità”. Anche nel mio caso la razionalità, semmai, viene dopo, quando l’opera ha, per così dire, insinuato la sua freccia nel cuore, producendo un emozione declinabile, secondo i casi, nelle varie accezioni di meraviglia, commozione, ricordo, empatia...
Ho parlato di razionalità a proposito di ciò che segue lo scoccare dell’emozione ma sarebbe stato più giusto dire “curiosità” in quanto spesso mi è capitato, e mi auguro capiti ancora tante volte, di voler approfondire la mia conoscenza a proposito della vita, delle opere e, più in generale, del mondo nel quale viveva e creava un certo autore dopo che con un suo scritto, un suo quadro o una sua composizione era stato capace di suscitare l’emozione di cui dicevo.
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Ci puoi fare qualche esempio a proposito di emozioni che hai provato attraverso la Cultura e l'Arte?

Di casi, a questo proposito, potrei farne tanti. Ci sono, ad esempio, un paio di pagine nel Bel Ami di Maupassant nelle quali descrive l’esercito di carrozze che trasporta il popolo di innamorati lungo i viali di Bois de Boulogne che, leggendole per la prima volta, mi hanno lasciato senza fiato: raccontano del sordo girare delle ruote sulla terra come unico rumore percepibile, di un oscurità piena di baci e di carezze che sembrano volteggiare su quelle carrozze sature di amore. Sembra di essere lì, sono pagine di una magia assoluta che, assieme ad altre perle come quelle, mi hanno indotto a leggere anche “Una vita” e “Palla di sego” eppoi a passare alle opere dei suoi amici Flaubert e Zola. Forse non lo avrei fatto se quelle pagine non mi avessero così tanto colpito. E forse non sarei andato a visitare la casa di Monet a Giverny o i paesaggi attorno ad Auverse-sur-Oise dove Van Gogh ha dipinto gli ultimi ottanta quadri della sua vita e dove è sepolto accanto al fratello Theo se le opere di quei due autori non mi avessero suscitato emozioni a raffica inducendomi ad indagare sulle atmosfere che li circondavano, sulle credenze che avevano maturato, sui sentimenti che li ispiravano.
Esiste secondo te una tipologia di Arte a cui spetta il canonico “primo posto”?
Non credo assolutamente che esista il primato di una forma d’arte su di un'altra. Anche perché non si sa mai da dove possa giungere l’emozione. Scrivendo ed a-mando leggere mi capita spesso che la metaforica freccia provenga dal versante letteratura ma ciò non toglie che, forse anche per il fatto di provenire da una famiglia di direttori della fotografia, sia anche particolarmente sensibile al fascino delle arti visive, o figurative, come molti preferiscono definirle. Con “l’arte di scrivere con il movimento”, la cinematografia appunto, ad occupare un posto speciale nel mio cuore e nella mia memoria. Come mio padre amava ricordarmi, basta un piano un po’ più ravvicinato, un angolazione appena un po’ diversa dell’inquadratura o una panoramica solo leggermente più veloce per cambiare la percezione e quindi la suggestione e quindi l’emozione che procura ciò che è ritratto. Può sembrare una banalità ma è una riflessione che coniuga ispirazione, mestiere, passione, talento ed anche un bel pò di magia.
La Fotografia si può definire Arte?
Non vi è dubbio che la fotografia sia in tutto e per tutto una forma d’arte. L’immediatezza della sua forza evocativa non smette di affascinarmi. Mia figlia, che sta diventando giorno dopo giorno una sempre più abile e ispirata fotografa, mostrandomi le opere dei grandi maestri da cui tra insegnamento - da Cartier-Bresson a Salgado a Robert Capa a Franco Fontana...- e quelle che lei stessa produce con passione, me ne fornisce frequenti e convincenti conferme. Una foto riuscita suscita sempre sorpresa e meraviglia: “un mistero che rappresenta l’emozione fondamentale accanto alla culla della vera arte e della vera scienza.” Lo ha detto Albert Einstein e, una volta di più, sono totalmente d’accordo con lui.
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