Quando la fiaba attraversa l'arte

Un bestiario fantastico che si nutre di un immaginario gioioso e giocoso, quasi bambino. Autrice di questo mondo che lambisce i sogni e rasserena lo sguardo, laddove, invece, la contemporaneità, nella vita come nell'arte, troppo spesso ci riserva tristezza, malessere sociale ed esistenziale, angosce e, non di rado, incubi, é Elena Modelli, scultrice e ceramista di Imola, con una lunga storia di educatrice d'infanzia.
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Un ruolo, quello di insegnante elementare, svolto con lo stesso entusiasmo che poi la vedrà impegnata come artista, e che le ha consentito di esplorare gli aspetti più genuini dell'animo umano che caratterizzano l'infanzia. È da lì che bisogna partire se si desidera cogliere fino in fondo la poetica e l'estetica nel lavoro di questa scultrice. Il suo universo artistico, specie in questi ultimi anni, é in continuo fermento, in un serrato susseguirsi di creature che prepotentemente reclamano un loro palcoscenico, un loro posto al sole. Nascono così variopinti e scintillanti cavallette, coccodrilli, scimmie ed elefanti: ironico e simpatico bestiario di grottesche creature dalla espressività possente quanto, non di rado, dal piglio affatto rassicurante, che vanno ad aggiungersi, a un universo idilliaco fatto di prati fioriti, coloratissimi insetti, simpatici ibridi, figure mitologiche, della più tranquilla produzione degli anni passati. In questa festa di colori e di immagini sarebbe quanto mai riduttivo guardare all'opera di Elena Modelli soffermandosi alla sola apparenza, cosi' immaginando l'artista mentre plasma con mani sapienti terrecotte destinate a compiacere soltanto lo sguardo.
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C'è molto di più e c'è ben altro a sottendere il fantasioso lavoro di questa brava scultrice, in specie nel suo più recente bestiario.
Sono molte le citazioni e le affinità, non saprei quanto consapevoli o meno, che si possono individuare nel lavoro di Elena Modelli che rimandano ai grandi innovatori dell'arte di fine ottocento e del primo novecento, a partire da Paul Klee e dalle immagini favolistiche di certi suoi dipinti, soprattutto nelle costruzioni più semplici, nelle più elementari e a soggetto animale o legate alla natura, dove l'immagine si caratterizza per una voluta arcaica primitività. Figure che nella loro semplicità esecutiva si rivelano di grande fascino inducendo ammirazione e sollecitando sensazioni di piacevolezza allo sguardo dello spettatore, mentre al contempo ne scaldano il cuore. Una magia questa che non nasce a caso, né in Klee e nemmeno nella Modelli, ma che scaturisce da una sensibilità artistica capace di penetrare i segreti più nascosti della natura.
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Sono, peraltro, molte le testimonianze dei critici che danno conferma della originalità e della forza espressiva delle opere dell'artista imolese e della loro vicinanza al lavoro di maestri dell'arte di ieri e di oggi, nonché di un lavoro che trova il proprio referente in linguaggi artistici ed estetici di civiltà e culture antiche. Scrive al riguardo il poeta e scultore Giovanni Scardovi "Quella di Elena Modelli è una scultura di combinazione cromatica forte e smagliante in cui l'animale viene descritto in chiave primitiva e trasfigurato con echi maya e atzechi che accompagnano queste figure plastiche grottesche ed eleganti. Magicamente espressive e crudeli queste immagini scultoree uniscono nella loro semplicità una regressione primitiva ad una visione panica che evoca il gioco infantile allegorizzando la paura". Mentre il critico d'arte Alberto Gross scorge nelle opere della Modelli "un'ipotesi di elevata leggerezza visiva che riconduce alla lezione di grandi nomi del fumetto nostrano come Altan e Jacovitti, passando – obbligatoriamente – attraverso lo specchio di Carroll". Certo è, che osservando le terrecotte di Elena Modelli, è difficile rimanere senza sentirsi coinvolti emotivamente, senza provare quello stupore e meraviglia come solo nelle fiabe, nei sogni più belli, può accadere. Sogni che evocano percezioni di luoghi lontani, ancestrali, sconosciuti, insondabili, misterici. Luoghi d'incanto cui solo al cuore è concesso di entrare in un viaggio verso l'eterno.
(Marilena Spataro